ELTON JOHN

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ELTON JOHN

Sir Elton Hercules John, nome d’arte di Reginald Kenneth Dwight (Pinner, 25 marzo 1947), è un cantautore, compositore e musicista britannico.

È uno dei maggiori artisti del rock contemporaneo[3][4][5][6]; con la sua intensa attività musicale ha infatti contribuito notevolmente alla diffusione del piano rock e negli anni settanta è stato la principale espressione del movimento[7], pur vantando comunque una produzione che spazia dal symphonic rock al glam rock, al pop rock, all’hard rock.

Nel corso della sua cinquantennale carriera ha venduto ufficialmente oltre 400 milioni di dischi[8], che ne fanno uno dei cantautori di maggior successo di sempre: per ciò che concerne le vendite discografiche internazionali è l’artista solista britannico più affermato di tutti i tempi e, rimanendo nell’ambito dei cantautori di nazionalità inglese, il secondo in assoluto dopo i Beatles.

 

CURIOSTA’:

Il suo secondo nome (d’arte) è Hercules

È padrino di Sean Lennon, figlio di John Lennon e Yoko Ono, e di Brooklyn e Romeo Beckham, figli di David e Victoria Beckham

Famoso per gli outfit sfavillanti, tra i suoi costumi di scena vi sono stati anche vestiti da MozartStatua della LibertàPaperino e Torre Eiffel

Ha iniziato a suonare il piano all’età di 3 anni

Da giovane tentò il suicidio infilando la testa in un forno a gas

Nel 1991 si presentò all’Heathrow Airport con 42 valigie piene di abiti e accessori, suddivisi per colore

Mentre contribuiva a scrivere la colonna sonora de Il Re Leone era preoccupato che Hakuna Matata potesse essere considerata il punto più basso della sua intera carriera

 

 

 

 

I BRANI MIGLIORI:

  1. Weight of the world (Peachtree Road, 2004)

E’ una canzone tratta da un album abbastanza recente Peachtree Road, uno dei dischi più modesti e più sinceri dell’artista britannico. Un album senza eccessi e poco eccentrico. La canzone ha chiare sonorità acustiche,  e parla della felicità e dell’appagatezza di Elton, che riesce finalmente ad apprezzare le cose semplici della vita e a vivere senza preoccupazioni.

 

 

 

  1. Don’t go breaking my heart ft Kiki Dee (1976)

Don’t go breaking my heart che Elton John canta in coppia con Kiki Dee è un brano che negli anni ’70 ebbe molto successo. Non fu mai inserito in un disco dall’artista britannico. Il brano è molto pop, e le sonorità sono classiche degli anni ’70. Nel 1993 Elton John registrò nuovamente la canzone cantando in coppia con la drag queen statunitense RuPaul, prodotto da Giorgio Moroder.

 

 

 

  1. Crocodile rock (Don’t shoot me I’m only the piano player, 1973)

Crocodile rock è un brano del 1973 inserito nel disco Don’t shoot me. I’m only the piano player. Fu il suo primo singolo a raggiungere la prima posizione negli U.S.A. e ad aver venduto più di un milione di copie. Le sonorità rock, del vecchio rock e il caratteristico lala-lala-lààààà del ritornello hanno fatto sì che diventasse nei primi anni ’70 un vero tormentone.

 

 

  1. Tiny dancer (Madman across the water, 1971)

Tiny Dancer è uno dei primi successi di Elton John, contenuta nell’album Madman across the water – uno dei più belli dell’artista britannico -.  La canzone è dedicata a Maxine Feibelman, la prima moglie di Bernie Taupin – paroliere che ha accompagnato Elton John per tutta la carriera – e letteralmente significa piccola ballerina.

 

 

  1. Rocket man (Honky Chateau, 1972)

E’ la Space Oddity di Elton John – anche se non dello stesso livello artistico – una grandissima canzone contenuta nell’album Honky Chateau del 1972. Sembra che David Bowie quando ascoltò la canzone non ne fu entusiasta e fu molto risentito perché la riteneva simile per contenuti alla sua Space Oddity. Comunque sia un vero e proprio capolavoro.

 

 

  1. Goodbye Yellow Brick Road (Goodbye yellow brick road, 1973)

E’ uno dei brani monumento di Elton John inserito nell’album (omonimo) che forse più di tutti ha segnato la sua carriera. Il titolo è una palese citazione da Il mago di Oz ed è una sorta di nostalgico ritorno alle origini e allo stile di vita tranquillo di un tempo. La melodia, dall’andatura lenta, malinconica ma soave, è influenzata dal glam rock degli anni ’70.

 

 

 

  1. Sorry Seems to be the Hardest Word (Blue moves, 1976)

“Cosa devo fare perché tu mi ami, che devo fare perché te ne importi qualcosa? Cosa faccio quando mi sveglia il fulmine, e scopro che tu non ci sei?”. Sorry seems to be the Hardest Word è una delle più belle canzoni d’amore di Elton John, ed una delle poche in cui l’artista britannico ha scritto anche parte del testo. A distanza di quarant’anni dalla sua pubblicazione questa splendida ballata ancora riesce ad emozionare ed entusiasmare.

 

 

 

  1. Sacrifice (Sleeping with the past, 1989)

Anche Sacrifice (sacrificio) è una canzone d’amore –  a detta di Bernie Taupin, costituisce una delle più belle canzoni d’amore mai composte da lui stesso ed Elton – e parla della fine di un matrimonio. Inizialmente la canzone non ebbe molto successo, ma a distanza di un anno quando  DJ britannico Steve Wright iniziò a trasmettere la canzone il successo arrivò e fu planetario.

 

 

 

  1. Candle in The Wind (Good yellow brick road, 1973)

Candle in The Wind è una canzone del 1973, ma il ricordo di questa canzone è indissolubilmente al 6 settembre 1997, quando in onore della sua amica Diana, Sir Elton John cantò nell’abbazia di Westminster una versione modificata per l’occasione. Un momento molto toccante vissuto in diretta mondiale.

 

 

 

1 .Your Song (Elton John, 1970) 

Your Song rimane forse la canzone più famosa in assoluto per Elton John, nonché il suo primo grande successo. La canzone parla dei sentimenti che un ragazzo prova nei confronti di una ragazza, ed è stata scritta come quasi tutta la discografia di Elton John da Bernie Taupin all’età di 19 anni. Una canzone raffinata e che parla di sentimenti, una canzone che ha fatto la storia della musica mondiale.

 

RED HOT CHILI PEPPERS

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RED HOT CHILI PEPPERS

Red Hot Chili Peppers (talvolta abbreviato semplicemente in RHCP o Red Hot) sono un gruppo rock statunitense, formatosi a Los Angeles nel 1983 e composto da Anthony Kiedis (voce), Flea (basso, cori), Josh Klinghoffer (chitarra, cori) e Chad Smith (batteria, percussioni).

Nella loro carriera hanno mescolato con successo vari generi,tra cui soprattutto funk, rap, hard rock, heavy metal, punk rock e successivamente alternative rock e pop rock, arrivando a forgiare un caratteristico sound che nelle esibizioni dal vivo è improntato spesso all’improvvisazione. Hanno venduto più di 100 milioni di dischi nel mondo.

I Red Hot Chili Peppers si distinguono per aver sperimentato nel corso degli anni più generi, tra cui alternative rock, funk metal, pop rock e rap rock. Ciò è evidente in gran parte delle loro tecniche. Nei primi tre album s’ispirarono soprattutto a Funkadelic, Minutemen e Sly Stone, ma anche a Black Flag, Stooges, James Brown, Stevie Wonder, Jimi Hendrix, Kurtis Blow, Grandmaster Flash and the Furious Five. Poi hanno sviluppato uno stile proprio, ulteriormente diversificato dopo la loro ascesa al successo all’inizio degli anni novanta.

CURIOSITA’:


  • Anthony Kiedis
     ha perso la sua verginità con la ragazza 18enne del padre quando aveva 12 anni.
  • Nella canzone “Emit Remmus” il riff della chitarra principale è registrato al contrario, allo stesso modo ‘Emit Remmus’ è l’inverso di ‘Summer Time’
  • Secondo quanto dichiarato da Kiedis stesso, alle scuole superiori, il cantante aveva assunto il ruolo di protettore dei ragazzi presi di mira dai bulli.
  • Una volta ad Anthony fu diagnosticata l’epatite C
  • Anthony e Flea appaiono nel video di Johnny Cash “God’s Gonna Cut you Down” insieme a molti altri artisti.
  • Anthony Kiedis una volta saltò da un tetto cercando di tuffarsi nella piscina sottostante, ma prese male le misure e si ruppe la schiena.
  • John Frusciante è un apprezzato pittore, alcune delle sue tele sono state esposte in mostra.
  • I Red Hot Chili Peppers hanno il record per il maggior numero di singoli ad aver raggiunto la prima posizione nella Billboard Modern Rock Chart, la classifica dei singoli rock in America.
  • Chad Smith appare come batterista in più di 100 album, esclusi quelli dei Red Hot Chili Peppers.
  • La traccia più lunga mai registrata in un album ufficiale dalla band è Sir Spycho Sexy, della durata di 8:17 minuti.
  • Nella traccia Under The Bridge i cori e le doppie voci sono state registrata da Gail Frusciante, madre di John.
  • Nella canzone “Warlocks” viene utilizzata la parola ‘Rockopotamus‘, vocabolo senza senso, utilizzato per tributare il Fan Club della Band chiamato Rockinfreakapotamus.
  • Dopo aver formato la band, i giovanissimi peperoncini impiegarono meno di un anno per ottenere un contratto con la EMI.
  • Il soprannome ‘Flea‘ nacque durante un viaggio verso Thunder Railroad Mountain con gli amici Keith Barry e Johnny Karson.
  • Il padrino di Anthony è Sonny Bono,
  • Anthony inizio da giovane la carriera d’attore con il nome di Cole Dammet nel film F.I.S.T.
  • John Frusciante ebbe l’occasione di entrare a far parte della band di Frank Zappa, ma l’accordo non avvenne mai perché Frank proibiva l’uso di droghe nella sua band.
  • La canzone ‘Venice Queen’ parla di Gloria Scott che aiutò il cantante della band a liberarsi dall’eroina. Anthony per sdebitarsi le comprò un casa con vista su Venice beach. La donna morì pochi anni dopo aver ricevuto la casa a causa del cancro.
  • Fight Like a brave, canzone sulla lotta alle droghe, fu scritta durante un viaggio aereo in cui Flea concesse a Kiedis di rientrare nella band.
  • Una volta Anthony Kiedis face l’audizione per diventare il nuovo James Bond.
  • Le uniche 3 canzoni in cui non compare mai la batteria sono “Pea”, “If” e “Road Trippin”.
  • Secondo quanto dichiarato dallo stesso Kiedis, Stadium Arcadium inizialmente doveva essere una trilogia di album ognuno dei quali pubblicato a distanza di circa 6 mesi dal precedente.
  • Nel video di Californication i componenti della band si trovano all’interno di un videogioco che simula altri famosi giochi quali, Tomb Raider, Crazy taxy, SSX, Resident Evil, GTA e Donkey Kong.
  • Nel video di Aeroplane, compare la figlia di Flea, Clara Balzary insieme ai suoi compagni di scuola, tutti vestiti da aeroplanini.
  • Nel 1997 Flea sostituì il bassista Eric Avery Weiss dei Jane’s Addiction durante il tour e per la registrazione di 4 tracce.
  • Nel 1992 mentre si trovava nel Borneo, Anthony contrasse una pericolosa malattia tropicale chiamata febbre Dengue.

 

I BRANI MIGLIORI:

 

#10 Knock Me Down

Volevamo ricordare il prima possibile la scomparsa di Hillel Slovak con un pezzo a lui dedicato; un inno contro l’abuso di droghe, che Kiedis per primo farà finta di non sentire per almeno altri 20 anni, in ricordo del primo chitarrista della band, scomparso a causa un’overdose di eroina.

#9 Tearjerker

Nell’introduzione abbiamo escluso Dave Navarro, più famoso come giudice di Ink Master che come chitarrista dei Red Hot, quindi ci sembrava giusto metterci dentro anche lui. “Tearjerker” è un altro brano ‘dedicato’, il destinatario è un grande amico, scomparso poco prima, di Anthony: Kurt Cobain.

#8 Dosed

Dopo aver chiuso coi tributi, passiamo ad uno dei pezzi più romantici della band. L’influsso di Frusciante è facilmente percepibile, Flea, per una volta, ha cercato di tenere a fremo i suoi impulsi da “Pulce”, Chad esegue il compitino ed Anthony fa, come sempre, la sua porca figura.

#7 Tell Me Baby

Riprendiamo quota e lasciamoci alle spalle l’amore di “Dosed”. “Stadium Arcadium” è uno di quegli album in cui potresti fare un singolo di ogni canzone, l’ultimo album con John alla chitarra ed è quindi una sorta di testamento che il chitarrista lascia a tutti i fan della band.

#6 Factory of Faith

Abbiamo inserito Navarro e Slovak, il minimo era riservare un posto anche all’ultimo arrivato: Josh Klinghoffer; non il miglior disco dei peperoncini, l’assenza di John è difficile da digerire e “I’m With You” si distacca parecchio dal loro passato, ma questo non è un buon motivo per non salvare un pezzo come “Factory of Faith”.

#5 Otherside

Più ci addentriamo nella zona calda della classifica, più ci rendiamo conto di dover lasciare fuori brani cardine della discografia del gruppo; “Otherside” è un altro pezzo che contiene riferimenti al mai dimenticato Hillel, la possibilità di non poter più tornare indietro è sicuramente il concetto che più si rifà all’esperienza vissuta dal chitarrista.

#4 Hard to Concentrate

Sicuramente non è tra i brani più conosciuti della band, ma è davvero l’ennesima perla regalataci da “Stadium Arcadium”; il fatto che il brano resti in ombra rispetto ad altri più celebri gli conferisce un fascino particolare, per non parlare poi del testo.

#3 By The Way

Tra i pezzi più ascoltati e più riprodotti, un marchio di fabbrica, nonostante l’album non rappresenti pienamente lo stile del gruppo. I più attenti noteranno la presenza nel testo di “Dani”, la ragazza di “Dani California”, la cui storia comincia in “Californication”.

#2 Snow (Hey Oh)

Quasi un inno, tanto da essere stato scelto da Steve Jobs per la presentazione del primo iPhone. È stupefacente pensare al fatto che un pezzo del genere non abbia mai toccato la posizione numero 1 delle classifiche, se non in Ungheria.

#1 Californication

Prima di chiudere la nostra classifica vorremmo ricordare pezzi come “Scar Tissue”, “Under The Bridge”, “Dani California”, “Can’t Stop” che sono rimasti fuori dalla classifica, anche se probabilmente meriterebbero di starci più di altri che abbiamo deciso di inserire; il nostro scopo era quello di regalare una visione della band a 360°, toccando più o meno tutti gli album dei moderni RHCP, escludendo i primi 3 che, per sonorità, risultano davvero difficili da ascoltare.

QUEEN

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La band era originariamente composta dal bassista John Deacon, da chitarrista Brian May, dal batterista Roger Taylor e dal cantante Freddie Mercury. Il gruppo Queen nasce nel 1971 e, nel 1973, firmano il loro primo contratto con un’etichetta discografica, la EMI. Nello stesso anno pubblicano il loro primo album QUEEN ed intraprendono un grande tour per tutto il Regno Unito. Nel 1974 pubblicano QUEEN II, la seconda parte del primo disco. Il successo in quel momento sembra essere tutto inglese ma, con la pubblicazione di Sheer Heart Attack, il loro successo si espande anche oltreoceano.

Nel 1975 pubblicano A Night At The Opera che contiene la superhit Bohemian Rhapsody. Si tratta di un successo enorme. La canzone resta in vetta alle classifiche per settimane e consolida la posizione della band come uno dei gruppi più validi e talentuosi di quei tempi. I tour si fanno sempre più importanti e lunghi espandendosi sia negli Stati Uniti che in Giappone per la gioia dei fans di tutto il mondo.

Nel 1971 a Londra, si forma una della band che hanno influenzato sicuramente la storia della musica internazionale. Con le loro hit come “Bohemian Rhapsody”, “We are the Champions”, Crazy Little Thing Called Love” e tante altre i Queen, capitanati dal leggendario Freddie Mercury, devono il loro enorme successo alla capacita’ di incorporare generi diversi nella loro musica e di aver cosi’ influenzato numerosi artisti, del loro e dei nostri tempi. Scopriamo allora insieme le parti salienti della carriera di questa storica band. Ripercorriamo la storia dei Queen.

La band era originariamente composta dal bassista John Deacon, da chitarrista Brian May, dal batterista Roger Taylor e dal cantante Freddie Mercury. Il gruppo Queen nasce nel 1971 e, nel 1973, firmano il loro primo contratto con un’etichetta discografica, la EMI. Nello stesso anno pubblicano il loro primo album QUEEN ed intraprendono un grande tour per tutto il Regno Unito. Nel 1974 pubblicano QUEEN II, la seconda parte del primo disco. Il successo in quel momento sembra essere tutto inglese ma, con la pubblicazione di Sheer Heart Attack, il loro successo si espande anche oltreoceano.

Nel 1975 pubblicano A Night At The Opera che contiene la superhit Bohemian Rhapsody. Si tratta di un successo enorme. La canzone resta in vetta alle classifiche per settimane e consolida la posizione della band come uno dei gruppi più validi e talentuosi di quei tempi. I tour si fanno sempre più importanti e lunghi espandendosi sia negli Stati Uniti che in Giappone per la gioia dei fans di tutto il mondo.

I successi non si contano più, cosi’ come le apparizioni live della band.  Nel 1981 pubblicano svariati Greatest Hits.

Nel 1984 il singolo Radio Ga Ga diviene un successo mondiale, raggiungendo la vetta delle classifiche di ben 19 paesi, cosi’ come I Want To Break Free.  Fanno la storia nel 1985 con la loro apparizione al Live Aid al Wembley Stadium, consacrandosi maestri indiscussi del rock.

Il 23 novmbre del 1991 Freddie Mercury annuncia al mondo di avere l’Aids e, il giorno dopo, muore nella sia casa circondato da famigliari e amici. Quella di Mercury è una delle perdite più grandi nel mondo della musica. Tantissimi sono i continui tributi alla stella e al simbolo indiscusso della band. Le ripubblicazioni degli album salienti della carriera dei Queen ebbero enorme successo.

Brian e Roger (rispettivamente chitarrista e batterista storici della band), sono divenuti ambasciatori per il Nelson Mandela 46664 HIV-AIDS, campagna di sensibilizzazione di queste malattie e hanno partecipato a numerosi concerti di beneficenza. Hanno anche rimesso la macchina “Queen” in funzione, riportando la band in tour nel 2005 (assente dai concerti itineranti dal 1986). A loro si è unito il cantante Paul Rodgers ma, è inutile prendersi in giro, la figura di Freddie Mercury è davvero difficile da dimenticare.

CURIOSITA’:

1.Il vero nome di Freddie Mercury è Farrokh Bulsara. Il cantante, di fatti, era naturalizzato Inglese poichè trasferitosi giovanissimo a Londra a causa della Rivoluzione di Zanzibar, ma in verità è di origine Africane (essendo nato proprio a Zanzibar). Il suo nome d’arte era una combinazione di nomi: scelse Freddie poichè da piccolo veniva sempre chiamato così dai suoi amici e Mercury in onore del Dio Mercurio, il messaggero del pantheon degli dei Greci.

  1. Il logo della band è stato disegnato da Freddie Mercury e raffigura i quattro segni zodiacali dei membri (due leoni per John Deacon e Roger Taylor, un granchio per il segno del Cancro di Brian May e due fate per il segno della vergine di Freddie), la lettera Q con al suo interno una corona e una fenice che sormonta il tutto.
  2. Brian May ha un PhD in astrofisica ottenuto all’Imperial College di Londra.
  3. John Deacon non è mai apparso come lead vocals in nessuna traccia dei Queen.
  4. La canzone Delilah, inclusa nell’album Innuendo del 1991, è dedicata alla gatta di Freddie Mercury.
  5. I video di We Will Rock You e Spread Your Wings sono stati girati nel giardino di casa di Roger Taylor.
  6. Brian May ha costruito la sua chitarra Red Special usando anche dei pezzi di un camino dell’800.
  7. Il video di I Want to Break Free è ispirato alla soap opera inglese Coronation Street.
  8. Brian May suona la chitarra non con un semplice plettro, ma con una moneta: una sixpence.
  9. Freddie Mercury dichiarò pubblicamente di essere affetto da AIDS il 23 novembre 1991. Morì il giorno dopo, il 24 novembre 1991, a Londra.
  10. La collaborazione con David Bowie per il brano Under Pressure non fu intenzionale. E allora come successe? Per caso? Beh, si. Bowie si trovò casualmente negli stessi studios in la band stava registrando la canzone, il cantante si fermò a sentirla, da cosa nasce cosa e il resto è storia.
  11. Se oggi noi tutti possiamo godere del brano Another One Bites The Dust, lo dobbiamo a Michael Jackson. La band aveva la canzone già belleppronta, ma non si sentiva ancora di usarlo perché non era sicura che sarebbe piaciuto alle genti. Così, ritrovatosi con il Re del Pop in un backstage di uno stadio di Los Angeles, Jackson si mise a parlare con i Queen dei reciproci progetti futuri e saltò fuori che il gruppo c’aveva in ballo sta canzone che non sapeva se pubblicare o meno. Quando Michael Jackson la sentì, consigliò caldamente la pubblicazione. Anche qui, il resto è storia.
  1. Tutti i membri dei Queen sono laureati. Di fatti, i quattro non erano sicuri che la loro carriera musicale andasse a buon fine, così (per pararsi i ciàpètt) decisero di concludere i loro corsi di laurea e avere una rete di salvataggio in caso di fallimento del “progetto Queen”; precisamente, i componenti della band Inglese avevano conseguito una laurea in: Astrologia (Brian May), Biologia (Roger Taylor), Elettronica (John Deacon) e Fashion Design (Freddie Mercury).

SIGNIFICATO NOME:

Vi siete mai chiesti perché i Queen si chiamano così? Idea di Freddie Mercury. Il loro nome equivale all’appellativo inglese per Regina, giocando sul doppio significato del termine, usato sia per indicare la Regina Madre, sia per indicare nel gergo inglese le prostitute…ma anche la parte passiva di un rapporto omosessuale.

I BRANI MIGLIORI:

Bohemian rhapsody (A night at the opera, 1975)

«Rapsodia è il termine con cui in musica si definisce una composizione musicale libera, ovvero una composizione che non segua alcuno schema prestabilito» dice Wikipedia. Io mi immagino che un giorno i Queen siano stati intervistati da uno che non ne sapeva niente e che aveva chiesto «ma cosa sarebbe questo rock sinfonico?». E che loro gli abbiano improvvisato questa canzone, dove succede qualsiasi cosa. Pare che a registrarla, con l’orchestra e tutto, ci abbiano messo tre settimane. Il coro fu realizzato facendo registrare le parti ai membri della band decine di volte. “Galileo, Galileo, Galileo Figarooooooooo! Ma-gni-fico!”. Per evitare di andare a Top of the Pops a cantarla in playback ne fecero un video piuttosto semplice e notturno che è ritenuto il capostipite dei videoclip promozionali. Quando lasciò il primo posto nelle classifiche inglesi, fu rimpiazzata da “Mamma mia” degli Abba: l’espressione “Mamma mia” era anche nel testo di “Bohemian rhapsody” ed evidentemente toccava qualche corda del pubblico britannico.

Somebody to love (A day at the races, 1976)

Festa di canti e controcanti gospel, ascoltare “Somebody to love” è come guardare un bel film al cinema. Brian May spiegò poi che il loro modello era Aretha Franklin. “Non ho il tocco, non ho ritmo, perdo sempre il tempo”, è una discreta dimostrazione di umiltà.

We are the champions (News of the world, 1977)

“We are the champions” è stata devastata dall’abuso criminale che ne viene fatto negli stadi di tutto il mondo – e in tutto questo, resta fantastica – ma bisognava aspettarselo, e lo stesso Freddie Mercury dichiarò poi di aver avuto in mente esattamente una cosa sportiva, pur mettendoci dell’autobiografica celebrazione dei propri successi: “ma non è stato un letto di rose…”.

We will rock you (News of the world, 1977)

Anche questa la scrissero pensando di metter su un bel casino col pubblico ai concerti. Andarono in una chiesa sconsacrata e pestarono forte con i piedi e con le mani, creando una roba rock unica e ormai celeberrima. Uscì come lato B di “We are the champions” (diventando un altro classico da eventi sportivi) e sono spesso rimaste associate nelle esecuzioni dal vivo.

Don’t stop me now (Jazz, 1978)

“Burnin’ through the sky…”. Una delle più grandi canzoni da autoesaltazione della storia del rock, con Mercury scatenato e un pianoforte a pieni polmoni. Un’altra delle loro cose fatte apposta per portarsi via tutto lo stadio nei concerti, ma più pop e solare: “Don’t stop me now, I’m havin’ such a good time, I’m havin’ a ball!”.

Bycicle race (Jazz, 1978)

Un’altra performance sportiva, questa volta ispirata dal Tour de France, con tanto di campanelli. La strofa è un po’ stressante, ma il refrain beatlesiano è meraviglioso: “bycicle races are coming your way, so forget all your duties, oh yeah!”. Il lato B del 45 giri era “Fat bottomed girls” (che è anche un verso della stessa “Bycicle race”), traducibile con “ragazze culone” (“ragazze culone, siete voi a far girare il mondo del rock!”). Per girare una clip e fare delle foto per la copertina, fu allestito un set con sessantacinque modelle nude in bicicletta.

Another one bites the dust (The game, 1980)

Aggressivo e ansioso pezzo funkeggiante scritto, arrangiato e suonato quasi interamente da John Deacon, con un andamento sincopato strano, che o lo ami o lo odi. Roger Taylor, il batterista dei Queen, lo odiava, malgrado sia tutto ritmo. Michael Jackson – che lo sentì in concerto – lo amava, e dalla sua insistenza la band si convinse a farne un singolo. Che diventò il suo più grande successo americano di sempre.

Under pressure (Hot space, 1982)

Io me lo ricordo, quando si seppe che David Bowie aveva fatto una canzone con i Queen. Fu come se oggi uscisse una canzone di Madonna con i REM. Gli uni e l’altro fanno faville, appassionatamente, e il giro di basso è stato definito il migliore della storia del rock: David Bowie e John Deacon se ne sono sempre attribuiti l’un l’altro la creazione.

I want to break free (The works, 1984)

È quella del video dove sono travestiti da casalinghe e Mercury passa l’aspirapolvere, che suscitò reazioni sdegnate e censorie (in effetti, erano inguardabili, soprattutto lui con i baffoni e la mini): una parodia tutta inglese di una soap opera televisiva locale.

AC/DC

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Gli AC/DC (spesso reso graficamente come ACϟDC) sono un gruppo musicale hard rock australiano formatosi a Sydney nel 1973.
Sebbene il gruppo sia considerato universalmente come australiano, quasi tutti i suoi membri sono nativi britannici. Gli AC/DC sono tra i gruppi di maggior successo nella storia del rock: i loro album hanno venduto oltre 200 milioni di copie nel mondo, di cui oltre 71 milioni nei soli Stati Uniti. Sono inoltre considerati di rilevanza storica fondamentale nel panorama rock. Molti sono anche i film ispirati ai loro tour. Il gruppo ha introdotto fin dai primi album uno stile musicale inconfondibile, un rock basato su riff semplici e incisivi di ispirazione blues, doppia chitarra distorta (ritmica e solista) in primo piano, cantato stridente e aggressivo, versi e interpretazione scenica basati sullo stereotipo del “ragazzaccio” (a suo agio in un mondo di delinquenza, droga, alcool, soldi e prostitute) ma condito con ampie dosi di ironia (è celebre l’immagine del chitarrista, Angus Young, che si esibisce sul palco con una uniforme da scolaretto).
Gli AC/DC ripresero il rock and roll nella sua forma più immediata e diretta, traendo forte spunto dai lavori seminali di Chuck Berry (dal quale Angus Young imiterà il tipico ballo detto “Duck Walk” rendendolo ancora più celebre), e portandolo agli eccessi sonori, per molti versi in modo simile a ciò che i Led Zeppelin avevano fatto qualche anno prima. In netta controtendenza con la direzione che la maggior parte dei gruppi rock stavano assumendo a metà anni settanta, gli AC/DC fecero dell’immediatezza il proprio cavallo di battaglia: per molti versi, il gruppo fu tra i primi a rifiutare categoricamente le ambizioni e contaminazioni dell’art rock e a portare il rock verso uno spirito ribelle e “stradaiolo”; in questo senso anticipò leggermente la nascita ufficiale del movimento punk rock.

SIGNIFICATO NOMI

Il nome AC/DC (Alternating Current/Direct Current, corrente alternata/corrente continua) è stato suggerito da Margaret, la sorella maggiore dei fratelli Young, che l’aveva letta sul retro di un aspirapolvere. Il termine ha anche una connotazione bisessuale che ignoravano all’inizio, e che il pubblico portò alla loro attenzione. Questa percezione del pubblico veniva probabilmente supportata dalla loro immagine glam rock degli esordi pre-Bon Scott, e su questo influivano certamente gli altri costumi di scena . I BRANI MIGLIORI: T.N.T.1975 HIGHWAY TO HELL 1979 BACK IN BLACK 1980 THUNDERSTRUCK 1990 ROCK OR BUST 2014

AC DC

Gli AC/DC (spesso reso graficamente come ACϟDC) sono un gruppo musicale hard rock australiano formatosi a Sydney nel 1973.

Sebbene il gruppo sia considerato universalmente come australiano, quasi tutti i suoi membri sono nativi britannici. Gli AC/DC sono tra i gruppi di maggior successo nella storia del rock: i loro album hanno venduto oltre 200 milioni di copie nel mondo, di cui oltre 71 milioni nei soli Stati Uniti. Sono inoltre considerati di rilevanza storica fondamentale nel panorama rock. Molti sono anche i film ispirati ai loro tour. Il gruppo ha introdotto fin dai primi album uno stile musicale inconfondibile, un rock basato su riff semplici e incisivi di ispirazione blues, doppia chitarra distorta (ritmica e solista) in primo piano, cantato stridente e aggressivo, versi e interpretazione scenica basati sullo stereotipo del “ragazzaccio” (a suo agio in un mondo di delinquenza, droga, alcool, soldi e prostitute) ma condito con ampie dosi di ironia (è celebre l’immagine del chitarrista, Angus Young, che si esibisce sul palco con una uniforme da scolaretto).

Gli AC/DC ripresero il rock and roll nella sua forma più immediata e diretta, traendo forte spunto dai lavori seminali di Chuck Berry (dal quale Angus Young imiterà il tipico ballo detto “Duck Walk” rendendolo ancora più celebre), e portandolo agli eccessi sonori, per molti versi in modo simile a ciò che i Led Zeppelin avevano fatto qualche anno prima. In netta controtendenza con la direzione che la maggior parte dei gruppi rock stavano assumendo a metà anni settanta, gli AC/DC fecero dell’immediatezza il proprio cavallo di battaglia: per molti versi, il gruppo fu tra i primi a rifiutare categoricamente le ambizioni e contaminazioni dell’art rock e a portare il rock verso uno spirito ribelle e “stradaiolo”; in questo senso anticipò leggermente la nascita ufficiale del movimento punk rock.

CURIOSITA’:

Per via di alcuni testi furono talvolta dipinti come una band legata al satanismo, in particolare quando nel 1985 un serial killer ed autoproclamato satanista di nome Richard Ramirez venne identificato come fan del gruppo. Le accuse spinsero addirittura alcuni a sostenere che il nome del gruppo significhi Acids (in italiano acidi, riferendosi alla droga)[citazione necessaria] oppure “Anti-Christ/Devil’s Children” o “Anti-Christ/Death of Christ”, interpretazioni infondate e irrazionali attribuite allo scopo di sabotare la reputazione di uno dei migliori gruppi rock della storia e peraltro non supportate in alcun modo: il gruppo ha più volte negato di aver mai avuto a che fare con il satanismo, e ha spesso ridicolizzato le interpretazioni in questi termini del nome AC/DC come “retro-acronimi” costruiti ad arte per creare polemiche. Il polverone sollevato è tuttavia durato a lungo insieme alle critiche, nuocendo anche all’immagine della band. Molte delle accuse provenivano dai rami più reazionari della Chiesa, che condannavano in generale la musica heavy metal come inneggiante al satanismo e/o all’anticristianesimo (accuse peraltro quasi sempre infondate). Anche se dagli anni novanta in poi le voci sul presunto satanismo degli AC/DC e sulla “pericolosità” del gruppo sono drasticamente calate, ancor oggi qualcuno pensa che gli AC/DC siano dei satanisti: Il 31 dicembre 2001, in New Mexico, dei dischi del gruppo furono bruciati per questi motivi, e la stessa sorte toccò anche ai romanzi di Harry Potter.

Il nome AC/DC va pronunciato una lettera alla volta e preferibilmente in inglese (Ei, si, di, si) più correttamente con l’accento sulla “D” (eisidìsi) al contrario di come viene pronunciato da molti italiani ponendo l’accento sull’ultima “I” (eisidisì)

L’emittente televisiva VH1 ha classificato gli AC/DC al quarto posto fra i più grandi artisti nella storia dell’hard rock[59]. Il gruppo si è inoltre piazzato al settimo posto nella classifica dei più grandi gruppi heavy metal di tutti i tempi secondo MTV[60]. Guitar World nel 2004 piazzò Malcolm Young e Angus Young al terzo posto nella graduatoria dei “100 migliori chitarristi metal di sempre”.

Back In Black è il secondo album più venduto di tutti i tempi (secondo solo a Thriller di Michael Jackson), e l’album di una band più venduto di tutti i tempi.

Il più grande concerto degli AC/DC è stato quello a Mosca (Tushino Airfield) il 28 settembre 1991 di fronte ad un pubblico di 1.000.000 di persone su un’area di 6 km quadrati.

Gli AC/DC sono l’unica band musicale al mondo che è stata per tre volte headliner al festival “Monsters Of Rock” a Donington, nel 1981, 1984 e nel 1991

SIGNIFICATO NOME:

Il nome AC/DC (Alternating Current/Direct Current, corrente alternata/corrente continua) è stato suggerito da Margaret, la sorella maggiore dei fratelli Young, che l’aveva letta sul retro di un aspirapolvere. Il termine ha anche una connotazione bisessuale che ignoravano all’inizio, e che il pubblico portò alla loro attenzione. Questa percezione del pubblico veniva probabilmente supportata dalla loro immagine glam rock degli esordi pre-Bon Scott, e su questo influivano certamente gli altri costumi di scena .

I BRANI MIGLIORI:

T.N.T.1975

HIGHWAY TO HELL 1979

BACK IN BLACK 1980

THUNDERSTRUCK 1990

ROCK OR BUST 2014

AEROSMITH

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Gli Aerosmith sono un gruppo hard & heavy statunitense, formatosi a Boston nel 1970.

Formazione:

Steven Tyler – voce, armonica a bocca

Joe Perry – chitarra solista, cori

Brad Whitford – chitarra ritmica

Tom Hamilton – basso, cori

Joey Kramer – batteria.

Tra gli artisti di maggior successo nella storia del rock, hanno influenzato gran parte della musica negli anni settanta e ottanta, e hanno contribuito allo sviluppo di vari generi come l’hard rock e l’heavy metal. A loro volta gli Aerosmith si rifacevano, per attitudine e sound, ai Rolling Stones (soprattutto quelli più “decadenti” di Sticky Fingers e Exile on Main St.), loro massima influenza. Hanno venduto più di 150 milioni di dischi, di cui 66,6 milioni nei soli Stati Uniti d’America, e sono anche il gruppo musicale americano con il maggior numero di album premiati dalla RIAA.
Gli Aerosmith hanno piazzato ben 27 singoli ai primi 40 posti di numerose classifiche mondiali, nove al numero uno della Mainstream Rock Tracks. Hanno vinto numerosi premi, tra cui quattro Grammy Awards e dieci MTV Video Music Awards; nel 2001 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame. Ancora oggi continuano a suonare dal vivo in tour, guadagnando in media un milione di dollari a esibizione. I loro contributi nei mass media li hanno resi tra le principali figure nella cultura pop, e la rivista Rolling Stone li ha inseriti al 59º posto nella sua lista dei 100 migliori artisti di sempre.
Nel 2011 il sito Gibson.com li ha classificati al 2º posto tra le 50 migliori band rock americane. Dopo aver pubblicato ventiquattro album c’è solo una parola per tutto questo: Aerosmith!. Sono una grandissima band. Steven (Mr. energia!) Joey, Joe, Brad e Tom gli inossidabili e incorreggibili rockers di Boston, con i loro cinquanta e passa anni sono più carichi che mai con la loro energia e la voglia di fare come in quel lontano 1970.
CURIOSITA’:
Foulard&cannuccia. Erano diversi e molto fantasiosi i metodi con cui i musicisti riuscivano ad assumere droga durante uno show. Steven nascondeva la roba all’interno del foulard con cui era solito salire sul palco, cucito appositamente per poterne contenere una gran quantità; Joe invece metteva la coca in lattine asciugate col phon, quindi si abbassava e la tirava con il più classico degli strumenti da bibita: la cannuccia.

Altro che Dead. All’inizio dei seventies, i Grateful Dead sono considerati la band più tossica d’America, ma non hanno fatto i conti con i gemelli tossici di Boston. La sera del 3 luglio 1976, dopo un concerto aperto per il gruppo di San Francisco, Tyler e Perry entrano nel backstage dedicato a Garcia e soci, sicuri di trovarvi un tesoro chimico. Il leader dei Dead rimarrà sconvolto: «Uno dei due piangeva e l’altro urlava nel bagno. Da soli avevano finito le scorte per il resto del nostro tour. Non ho mai visto niente del genere».

Bello show!. Alla fine degli anni settanta, la band è completamente allo sbando e i concerti annullati all’ultimo momento per il mancato arrivo di Perry o Tyler sono all’ordine del giorno. A Cincinnati, il 10 maggio del ‘78, Steven, pieno di metadone, vomita sulla batteria di Kramer e viene buttato a calci sul palco dal tour manager, ma nessuno vede Perry da ore. Dato ormai per morto, viene ritrovato due giorni dopo senza sensi in un garage con una siringa piena di codeina nel braccio. Rianimatosi, si complimenta con gli altri per lo show.

L’autobiografia di Steven Tyler, “Does The Noise In My Head Bother You?”, per molti versi è considerata uno dei più accurati trattati sui narcotici mai pubblicati a memoria d’uomo. Tra le altre, in ordine sparso, vengono citate: Seroquel, Neurontin, Xanax, benzodiazepine, Valium, Librium, Cocaina, OxyContin, Lunesta, Suboxone, dexedrina, benzedrina, marijuana, eroina, Tuinol, metanfetamine, Seconal, Popper, laudano, Quaalude, Dilaudid, metadone, clonidina, LSD, hashish e oppio.

SIGNIFICATO NOME:

Aerosmith: la leggenda vuole che il nome derivi dal titolo del racconto di Sinclaire Lewis “Arrowsmith”. Ma nell’autobiografia del gruppo “Walk This Way” Joey Kramer racconta la storia di come, quando era ancora a scuola seduto accanto alla sua ragazza ascoltanto “Aerial Ballet” di Harry Nilsson, lui e lei iniziarono a pensare a dei nomi di band che avessero “aero” nel nome e saltò fuori “aerosmith”. Si innamorò a tal punto di quel nome che iniziò a scriverlo su tutti i suoi libri di scuola! La band in cui suonava, però, non voleva utilizzarlo. Dopo poco entrò a far parte della band di Perry e Tyler e un giorno si ritrovarono tutti insieme per cercare un nome adatto alla band e Kramer si ricordò di quella parola. All’inizio alla band non piaceva perché tutti avevano capito che fosse il titolo del racconto di Sinclair Lews, che tutti furono obbligati a leggere a scuola, ma Joey disse: “No, no!! A-E-R-O!”, e così fu.

I BRANI MIGLIORI:

I Don’t Want To Miss A Thing

Crazy

Angel

Dream On

Fly Away From Here

BLACK SABBATH

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I Black Sabbath sono un gruppo musicale heavy metal britannico, formatosi a Birmingham nel 1968.La formazione “storica” era costituita da Ozzy Osbourne (voce), Tony Iommi (chitarra), Geezer Butler (basso) e Bill Ward (batteria), rimasta invariata dal 1969 al 1978. In seguito, ci furono numerosi cambi nell’organico della band e Iommi rimase l’unico componente originale. I Black Sabbath sono stati tra i primi gruppi heavy metal della storia ed hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo del genere. Dal 1970 al 2010 hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo. Contribuirono in modo determinante anche alla nascita di alcuni sottogeneri heavy, in particolar modo il doom metal e lo stoner rock.

CURIOSITA’

Si dice che Ozzy denunciò Iommi per il mancato pagamento di una cambiale di 75.000 sterline che lo stesso Ozzy tempo addietro aveva prestato a Iommi perché gli servivano a pagare gli alimenti al figlio di una sua ex-compagna. La moratoria era arrivata a tal punto che per Iommi sarebbero scattate le manette. Dopo questo episodio, reso pubblico, Iommi iniziò ad essere famoso per la sua tirchieria.

Il primo album dei Black Sabbath fu pubblicato dalla Vertigo il febbraio del 1970, precisamente il venerdì 13, che in Inghilterra equivale al nostro venerdì 17.· Nel corso di tutti i loro tour i Sabbath hanno toccato 24 volte l’Italia, nelle città di Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Milano, Modena, Napoli, Pescara, Pordenone, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Torino e Vicenza.

Nel dicembre dell’87 i Sabbath, con la formazione Iommi, Martin (voce), Nicholls (tastiere), Burt (basso) e Chimes (batteria) avrebbero dovuto suonare al Palaeur di Roma. Ma, a causa della prevendita non soddisfacente dei giorni precedenti, l’evento viene spostato in un cinema nelle vicinanze della capitale; ma i duemila o poco più spettatori, se erano troppo pochi per il Palaeur, erano sicuramente troppi per il piccolo cinema, che vantava una capienza di cinquecento persone al massimo. Così il concerto si trasformò in una bolgia, tra mischie furibonde e calche impressionanti, con le forze dell’ordine assolutamente non in grado di far nulla. Il pubblico si sentiva si sentiva oltremodo truffato dall’organizzazione, visto che tutti erano in possesso del regolare biglietto. I Sabbath dovettero lasciare il palco per due volte, scusandosi per l’accaduto.

n altro aneddoto, raccontato da Tony Iommi, che mostra ancora una volta come la gente pensasse che la band praticasse il satanismo: «Tornavamo da un concerto e, quando siamo arrivati al nostro hotel abbiamo trovato l’intero corridoio che conduceva alle nostre stanze pieno di persone sedute per terra che reggevano candele accese e cantavano “AAAAAAHHH”. Anche dopo aver chiamato la security non andavano via. Allora abbiamo avuto un’idea: a mezzanotte precisa abbiamo aperto la porta, abbiamo soffiato sulle candele e abbiamo urlato: “Buon compleanno!” e ha funzionato: se ne sono andati! E’ stato divertente! Loro si aspettavano che li conducessimo a fare una messa nera e noi abbiamo soffiato sulle loro candele urlando “Buon compleanno!”».

Il tastierista Gerald Woodruffe non compare molto spesso sul palco a causa dell’opposizione di Ozzy, contrario ad una presenza che, secondo lui, poteva ammorbidire il suono della band; la scusa ufficiale era “troppo brutto per stare sul palco”, nonostante Woodruffe fosse la fotocopia di Tony Iommi.

L’origine della croce di stampo gotico, che costituisce uno dei punti fondamentali del look sabbathiano, è legata ad un aneddoto: quando il successo iniziò ad arrivare, la gente si fece l’idea che i membri del gruppo costituissero una specie di setta dedita al culto del diavolo; questa voce arrivò alle orecchie di una strega che invitò i nostri a prender parte ad un rito satanico. I quattro ragazzi declinarono l’offerta scatenando l’ira della strega che inviò loro una maledizione; dopo questo avvenimento il padre di Ozzy diede alla band quattro croci di alluminio da portare come rimedio scaramantico.

SIGNIFICATO NOME

BLACK SABBATH: è il nome di un film horror di serie B del 1960 con protagonista Boris Karloff derivato a sua volta dal nome di un giorno sacro della stregoneria (“sabba nero”).

I BRANI MIGLIORI:

PARANOID

IRON MAN

WAR PIGS

CHILDREN OF THE GRAVE

LED ZEPPELIN

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I Led Zeppelin si formano nel giugno del 1968 in Inghilterra. Il gruppo comprende Jimmy Page, Robert Plant, John Boham e Jonh Paul Jones. Nel gennaio 1969 esce LED ZEPPELIN, trenta ore di registrazione per un costo di 1782 sterline: un successo anche in America, dove entra nei Top 10. LED ZEPPELIN II è dell’ottobre 1969, e non solo non delude le attese dei fans, ma ne guadagna di nuovi grazie all’impatto di “Whole lotta love” e “Moby Dick”. Muddy Waters fa causa al gruppo sostenendo che “Whole lotta love” è copiata da “You need love”, ma in effetti tutto l’approccio dei Led Zep al rock, come dimostrano i bootleg, è fatto di continue citazioni, musicali e liriche. Nel 1970, Page e Plant si prendono un periodo di vacanza nel cottage gallese di Bron-yr-aur, che contribuisce a indirizzarli verso il recupero di strumenti e arie della tradizione celtica. Un primo risultato è LED ZEPPELIN III, dove il fragore di “Immigrant song” è bilanciato dalle trame gentili di “Tangerine” e “That’s the way”. Nel novembre 1971 esce LED ZEPPELIN IV o “Zoso”, come alcuni fans lo nominano ‘leggendo’ la dicitura di uno dei simboli carichi di chissà quali significati esoterici che i quattro hanno scelto per emblemi. Nel 1972 Page va in India a imitazione dei Beatles e di Mick Jagger qualche anno prima; di lì a poco qualcuno scopre (o pensa di scoprire) che il messaggio “if you listen very hard” contenuto in “Stairway to heaven” è letterale: facendo girare il solco al contrario, la puntina rivelerebbe una dolce elegia a Satana intonata da Plant. Nel marzo 1973 esce HOUSES OF THE HOLY, prima parziale delusione, anche a causa dell’impossibile raffronto con il disco precedente. C’è una ricerca di suoni nuovi, di atmosfere più sofisticate nelle quali è evidente la mano di John Paul Jones, che si dedica sempre più al mellotron in brani di notevole spessore come “No quarter” o “The rain song”. Compare persino un reggae, “D’yer mak’er” (che non a caso si pronuncia come “Jamaica”). La popolarità “live” del gruppo comunque è esente da pericoli, e le vendite di HOUSES OF THE HOLY permettono la creazione della Swan Song, etichetta del gruppo che imita anche in questo caso la Apple dei Beatles e la Rolling Stones Records. Primo frutto è PHYSICAL GRAFFITI (1975), doppio album discontinuo nonostante alcuni lampi: il suono appare sempre più involuto, ma effettivamente unico nel suo genere. “Kashmir” è il manifesto dei “secondi” Led Zeppelin: una fusione ambiziosa di rock, blues e musica tradizionale asiatica. Il 1976 è l’anno di PRESENCE, meno pretenzioso ma anche meno ispirato, dove ci si rifugia nei toni epici di “Achille’s last stand”, che sembra sottolineare la dimensione omerica di una megaband sempre meno interessata ai tempi che corrono. Nella loro Inghilterra il punk sta esplodendo, ma per gli Zep la canzone non cambia: THE SONG REMAINS THE SAME è il titolo del doppio album dal vivo e del film in uscita alla fine del 1976. Un’autocelebrazione, che precede un periodo buio di problemi personali e familiari, al termine del quale il gruppo, sempre veneratissimo, dà alle stampe IN THROUGH THE OUT DOOR, nei negozi nel 1979. Durante le prove del nuovo, attesissimo tour, John Bonham viene trovato morto, a causa del cocktail di alcool e psicofarmaci che lo aiutavano a sostenere i ritmi elevatissimi e le performance straordinarie cui il gruppo aveva abituato il pubblico. I tre superstiti decidono che continuare non avrebbe avuto senso. Intraprendono diverse carriere, la più fortunata delle quali è quella di Plant, mentre deludono le prove di Page nei Firm, con Jeff Beck e con l’attesissimo disco solista OUTRIDER. Ogni tanto il gruppo ritorna a suonare dal vivo e negli anni Novanta Plant e Page suonano insieme in tour e pubblicano un disco, NO QUARTER, a metà tra l’unplugged e il nuovo lavoro. L’anno prima viene pubblicato il doppio The BBC SESSIONS, con esecuzioni dal vivo risalenti al periodo 1969-1971, selezionate dallo stesso Page. Nel 2003 prende finalmente corpo un progetto a lungo favoleggiato, un doppio DVD di oltre cinque ore di durata che documenta in immagini, per la prima volta, l’evoluzione live della band, accompagnato da un triplo CD, HOW THE WEST WAS WON, compilato pescando da due concerti tenuti a Los Angeles e Long Beach a fine giugno 1972. Nei primi giorni del settembre 2007 comincia a circolare notizia che Page, Plant, Jones e il figlio di Bonham, Jason, suonano a una serata di beneficenza in memoria di Ahmet Ertegun, fondatore della Atlantic Records e loro sostenitore della prima ora. I biglietti per il concerto reunion alla O2 Arena di Londra, 20 mila posti disponibili, vengono messi all’asta in rete provocando un’ondata record di contatti (20 milioni, secondo alcune stime). Causa una frattura al dito subita da Page, l’esibizione inizialmente fissata per il 26 novembre viene poi spostata al 10 dicembre: in quell’occasione gli Zeppelin sono preceduti sul palco da Rhythm Kings (il gruppo di Bill Wyman), Paolo Nutini, Foreigner e Pete Townshend, come loro legati alla Atlantic. Nel 2012 il gruppo pubblica LED ZEPPELIN: CELEBRATION DAY, CD/DVD che documenta il concerto del 2007. Alla presentazione alla stampa Plant, Page e Jones glissano alle domande su piani relativi a una nuova reunion – che però viene più volte seccamente rifiutata negli anni successivi da Plant. Nel 2015 Page si dedica ad un progetto di ristampe, e nel 2016 i due si devono riunire in tribunale, per difendersi dalla causa intentata dagli eredi di Randy Wolfe – che accusavano i Led Zeppelin di avere copiato parte di un brano degli Spirit intitolato “Taurus” per creare la loro immortale hit “Satirway to Heaven”. La causa si conclude con una vittoria della band di Plant e Page.

CURIOSITA’:

La fama e la gloria di una band sono sempre accompagnate da disinformazione, voci di corridoio e miti creati dai fan più accaniti. Prima di internet non era possibile trovare notizie verificate sulle rock star, così i fan ricorrevano all’immaginazione per dar vita a storie di dissolutezza, demoni e spiriti.  Secondo Rolling Stone, la band attorno alla quale girano le leggende metropolitane più assurde, è proprio quella nelle cui fila troviamo Jimmy Page e Robert Plant: i Led Zeppelin.  Il famoso giornale ha, quindi, voluto confutare una lista di 10 falsità riguardo alla leggendaria band, che vi riportiamo di seguito:

1 –  “L’Eremita”: Sul lato interno della copertina del quarto album della band, vi è la figura di un “eremita” che è stata spesso associata ai personaggi del Signore Degli Anelli, saga da sempre notoriamente amata dai Led Zeppelin – la band citò persino “Mordor” e “Gollum” nel brano “Ramble On” del 1969. In realtà, la figura rappresenta una carta dei tarocchi ed inoltre Page nel 1976 interpretò un eremita in una sequenza fantasy del film “The Song Remains The Same”.

2 – “D’yer Mak’er” – Molti fan credono che il titolo del brano “D’yer Mak’er” dei Led Zeppelin, contenuto nell’album “Houses of The Holy”, vada letto “Dire Maker”.   Plant ha spiegato che l’ispirazione per il titolo “D’yer Mak’er” venne da un gioco di parole Cockney ( famoso dialetto londinese), nel quale all’affermazione “My wife is going on holiday”, si risponde “D’yer make ‘er?”, una frase che, se letta velocemente, suona “Jamaica” e che vorrebbe invece dire “did you make her?”. In poche parole, il brano si intitola “Jamaica” per il suo evidente ritmo reggae.

3 – La copertina del quarto album della band, a differenza delle precedenti, non ha stampata alcuna parola che possa far riconoscere gli autori del disco. Fu un escamotage creato per andare contro alla stampa, che definiva ancora la band “una montatura pubblicitaria”, senza riconoscerle i dovuti meriti; così, Page ed i suoi compagni avevano deciso di non dare un nome al proprio album. I fan riconobbero quattro simboli sulla copertina, ognuno dei quali doveva rappresentare un singolo membro del gruppo. Il simbolo di Page si sarebbe dovuto leggere “Zoso”, parola che a tutt’oggi viene usata per denominare l’album. Naturalmente, Page ha insistito nel dire che non ci sono nemmeno lettere nascoste sulla copertina e tecnicamente l’album non ha alcun nome.

4 – “Lo Squalo” : La leggenda più famosa sui Led Zeppelin è risalente al concerto della band al Seattle Pop Festival, tenutosi il 27 luglio del 1969. Dopo essersi esibiti, i quattro musicisti si erano ritirati al Edgewater Inn, un hotel che affaccia su un lago e dal quale ai clienti è permesso pescare,  direttamente dalla finestra della propria camera. Secondo quanto scritto da Stephen Davis, autore della biografia della band “Hammer Of The Gods”, i Led Zeppelin quella sera di luglio si appartarono con una groupie dai capelli rossi in una delle stanze dell’albergo e passarono la serata infilando pezzi di squalo nei suoi orifizi. Davis ha dichiarato di aver appreso questo singolare aneddoto dal manager della band, Richard Cole, che secondo un’altra versione è l’unico responsabile del deplorevole episodio sopracitato. Un’altra band dal nome Vanilla Fudge, inoltre, ha voluto rivendicare la paternità dell’opera: stando a quanto dichiarato dal batterista della band, Carmine Appice, la giovane era una sua groupie ed il tastierista Mark Stein aveva ripreso l’intero incontro, che a quanto pare ebbe luogo la stessa notte in cui i Zeppelin si trovavano nell’hotel, ma solo John Bonham sembra sia stato spettatore dell’accaduto.

5 – Ad inizio anni ’70, Page ebbe una storia con una 14enne, dal nome Lori Maddox, che faceva parte del giro di groupie di quegli anni a Los Angeles.  Page ha confermato la storia, ammettendo che persino all’epoca sarebbe stata considerata illegale, se resa nota; il chitarrista lasciò la Maddox dopo due anni, per poi mettersi con la maggiorenne Bebe Buell.

6 – L’ossessione di Page per Aleister Crowley, da alcuni considerato il fondatore del moderno occultismo ed addirittura una fonte di ispirazione per il satanismo, ha spesso condotto i fan a credere che il chitarrista fosse un seguace di Satana: in molti hanno persino ipotizzato che Page avesse stretto un patto col diavolo per diventare famoso. Non ci sono prove che dimostrino che Page sia mai stato davvero un satanista, sebbene fosse un seguace della filosofia di Crowley sulla liberazione personale, al punto da riportare il detto “Do what thou wilt”, “fa ciò che vuoi”, all’interno del vinile di “Led Zeppelin III”. Negli anni, Page non ha mai smentito le dicerie sul suo conto, forse perché benefiche per gli affari: “non voglio rendere pubblici il mio personale credo o un mio ipotetico coinvolgimento in fatti sovrannaturali”, ha detto il chitarrista a Rolling Stone, “non sono interessato a portare la gente a credere in ciò in cui credo. Se la gente vuole scoprire per forza qualcosa, che lo faccia da sola e per se stessa”.

7 – Bonham fu trovato morto la mattina del 25 settembre 1980 a casa di Page, dopo una giornata passata a bere e a suonare. Stando a quanto dichiarato dal medico legale, il batterista aveva in corpo l’equivalente di 40 shot di vodka.  Bonham aveva, quindi, bevuto talmente tanto da essere ancora ubriaco quando il suo corpo aveva cominciato a buttare fuori quell’enorme quantità di alcol: ecco perché gli altri componenti lo trovarono morto soffocato dal suo stesso vomito.

8 – Nel maggio 1966, Keith Moon ed il bassista degli Who John Entwistle registrarono il brano “Beck’s Bolero” assieme a Page, John Paul Jones e Jeff Beck. La traccia risultò talmente ben riuscita, che i cinque pensarono addirittura di formare una nuova band, ma Moon disse “they would go over like a lead balloon”, un detto che stava a significare che “la band avrebbe fallito completamente e sarebbe stata considerata un totale flop dal pubblico”. Entwistle ha rivendicato la paternità del detto per anni, ma Page ha confermato la versione di Moon.

9 – Crowley, come già ricordato, fu un filosofo inglese che si diede alla magia nera all’inizio del 20esimo secolo, e da cui Page era ossessionato. In effetti, la sua ossessione lo portò nel 1971 ad acquistarne la casa a Loch Ness, in Scozia.  Page, in seguito, svelò che quella casa era infestata. “La casa era stata di proprietà di altre due persone prima di Crowley”, disse Page nel 1975, “all’inizio era una chiesa, ma fu bruciata assieme a tutta la congregazione che la occupava. Sono successi fatti strani là dentro, ma non hanno nulla a che vedere con Crowley. Vi erano vibrazioni negative già prima che Crowley ne diventasse proprietario. Un uomo è stato impiccato dentro quella casa, e a volte potevi sentire la sua testa rotolare per le scale”.

10 – L’ultima leggenda metropolitana riguarda “Stairway To Heaven”. Secondo l’evangelista televisivo Paul Crouch, se si ascolta il brano al contrario in corrispondenza del verso “bustle in your hedgerow”, si può sentire: “here’s to my sweet Satan/ The one whose little path would make me sad, whose power is Satan / He will give those with him 666 / There was a little toolshed where he made us suffer, sad Satan”. Per una bizzarra coincidenza, quella parte di “Stairway” sembra davvero corrispondente all’interpretazione di Crouch: “Chi diavolo avrebbe potuto pensare di fare una cosa simile?” ha voluto rispondere Plant alle accuse di satanismo, “Devi avere davvero una montagna di tempo da perdere anche solo per ascoltare un brano al contrario e credere che la gente possa aver detto intenzionalmente quelle cose”.  Anche su questa leggenda, i fan si sono scatenati: in fondo, dicono, è logico pensare che se ascolti “Stairway To Heaven” al contrario diventi “Stairway To Hell”.

SIGNIFICATO NOME:

Il nome Led Zeppelin fu suggerito a Jimmy Page e Robert Plant dal bassista e dal batterista degli Who, in origine era Lead Zeppelin perché doveva dare l’impressione di un aerostato di piombo che si libera nell’aria (Lead vuol dire piombo), in seguito però per questioni di pronuncia il nome fu mutato in Led Zeppelin.

I BRANI MIGLIORI:

Dazed and Confused

Whole Lotta Love

Black Dog

The Battle of Evermore

Misty Mountain Hop

When the Levee Breaks

Stairway to Heaven

Kashmir

NIRVANA

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Era il giorno 8 aprile 1994 quando la radio locale di Seattle trasmise le prime, agghiaccianti indiscrezioni circa la tragica fine di uno dei padri del grunge: “Il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, si è ucciso con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione”, così gracchiò la voce dell’annunciatrice. Una notizia che gettò nella disperazione un’intera schiera di fan.

Kurt, dimostra da subito di essere un bambino curioso e vivace. Oltre ad avere talento per il disegno, è anche portato per la recitazione nonché, ma non c’è bisogno di dirlo, per la musica. Ad un certo momento, la prima feroce delusione: la famiglia divorzia, lui ha solo otto anni ed è troppo piccolo per capire i drammi di una coppia. Sa solo che soffre come mai gli era successo prima. Il padre lo porta con sè in una comunità di taglialegna, in verità poco disponibile verso “i disadattati sensibili ed estrosi”. In particolare, poi, Kurt è particolarmente vivace ed agitato anche se spesso in condizioni di salute mediocri: per calmarlo, gli viene somministrato il pericoloso Ritalin, un farmaco dalla fama sinistra (anche se lo si sa solo da poco tempo).Basti dire che il Ritalin, che viene tuttora somministrato ai bambini allo scopo di tranquillizzarli, ha effetti sul cervello più potenti di quelli della cocaina,un farmaco capace di avere effetti nefasti sulla personalità, specie se preso in giovane età.Kurt, per parte sua diventa, malgrado appunto le compresse di Ritalin impostagli per calmarlo, sempre più aggressivo, incontrollabile, tanto che manda in pezzi il rapporto con il padre. All’età di diciassette anni rompe ogni legame con la famiglia e per qualche anno conduce una vita da nomade. Tra la fine del 1985 e gli inizi del 1986 nascono invece i Nirvana, band fondata da Cobain insieme a Krist Novoselic (inizialmente il batterista era Chad Channing, poi sostituito da Dave Grohl). Sono gli anni in cui la musica punk rock allontana definitivamente a ritmo di danza gli anni della contestazione giovanile (esplosa in tutto il mondo occidentale); ma sono anche gli anni in cui con la musica si esprime disperazione, rabbia, mancanza di artificio. Una nuova forma di protesta che non passa più dalle piazze, ma si esprime attraverso i suoni.”Smells like Teen Spirit” divenne l’inno della generazione grunge. Quel colpo di fucile in bocca arriva proprio nel periodo di maggiore successo della sua band, proprio dopo una registrazione “umplugged” (ossia acustica) per MTV che è rimasta nella storia e nel cuore di milioni di fan.Ricco, famoso e idolatrato, le sue canzoni stavano cambiando il volto della musica degli anni novanta, ma il leader dei Nirvana era ormai arrivato al capolinea, intossicato da anni dall’eroina.Kurt Cobain è morto così a soli ventisette anni lasciando una moglie che lo amava e una figlia che non avrà la fortuna di conoscerlo. Come altre rockstar (come Jimi Hendrix o Jim Morrison), è rimasto ucciso dalla sua stessa fama, un mare in apparenza limpido e trasparente fatto di idolatria, di eccessi e di adulazione ma che sul proprio fondale lascia intravedere a chiare lettere la scritta “solitudine”.

SIGNIFICATO NOME:

NIRVANA: secondo il Buddismo il Nirvana è la felicità immensa raggiungibile solamente con l’annientamento dell’io.

I BRANI MIGLIORI:

SMELLS LIKE TEEN SPIRIT 1991

COME AS YOU ARE 1991

LITHIUM 1991

POLLY 1991

THE MAN WHO SOLD THE WORLD 1994

PINK FLOYD

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I Pink Floyd sono stati un gruppo musicale rock britannico formatosi nella seconda metà degli anni sessanta che, nel corso di una lunga e travagliata carriera, è riuscito a riscrivere le tendenze musicali della propria epoca, diventando uno dei gruppi più importanti della storia. Sebbene agli inizi si siano dedicati prevalentemente alla musica psichedelica e allo space rock, il genere che meglio definisce l’opera dei Pink Floyd, caratterizzata da una coerente ricerca filosofica, esperimenti sonori, grafiche innovative e spettacolari concerti, è il rock progressivo. Nel 2008 si è stimato che abbiano venduto circa 250 milioni di dischi in tutto il mondo,di cui 74,5 milioni nei soli Stati Uniti d’America.

ORIGINI: Il gruppo, nato a Londra nel 1965,viene fondato dal cantante e chitarrista Roger Keith “Syd” Barrett, dal bassista George Roger Waters, dal batterista Nicholas Berkeley “Nick” Mason e dal tastierista Richard William “Rick” Wright. Nel dicembre del 1967 si aggiunge al gruppo il chitarrista David Jon “Dave” Gilmour,che si affianca e poi si sostituisce definitivamente a Barrett, progressivamente emarginatosi dal gruppo a causa del pesante uso di droghe e di una forma di alienazione.

CURIOSITA’:

QUELLO CHE (FORSE) NON SAPEVI SUI PINK FLOYD Gli hotel nell’immaginario del rock? Una fucina di aneddoti a luci rosse, piscine colme di ragazze vogliose e di sostanze di ogni tipologia, camere sfasciate, e piccole incredibili leggende metropolitane. Raramente i Pink Floyd hanno fatto parlare di se per questioni di questo tipo, anzi. Era il 1970 ed era appena uscito “Atom Heart Mother”. Waters, Gilmour, Wright e Mason si trovavano a New Orleans per un concerto, quando la loro roba venne rubata. Tutta la strumentazione – dal valore di 40mila dollari, cifra enorme per l’epoca – sparì nel nulla. La polizia le provò tutte, ma di strumenti e amplificatori nemmeno l’ombra. Caddero tutti nello sconforto, il concerto non si sarebbe potuto tenere e qualcuno iniziò a pianificare il ritorno in Gran Bretagna. Poi sbucò una ragazza che lavorava nel loro hotel e disse: “Mio padre lavora nell’FBI, se volete io ci provo…”. Che avevano da perdere? Waters e soci acconsentirono. Dopo poche ore tutta la strumentazione era tornata al proprio posto. Nessuna orgia, niente ragazze vogliose, una storia normale in una carriera che di normale non ha nulla, solo colori meravigliosi, quelli di un arcobaleno senza fine.

I Pink Floyd sono una delle band più amate al mondo e tanto si è detto sulla loro storia. Eppure ci sono ancora aneddoti sconosciuti, piccole grandi curiosità a volte poco note anche allo zoccolo duro. Andiamo a vederne qualcuna: Quando David Gilmour entrò a far parte della band, la loro popolarità non era certo ad alti livelli. La stampa diede a malapena la notizia e la prestigiosa testata “NME” sbagliò persino il nome del nuovo arrivato, scrivendo “Gilmur”.

Nel 1994 la Volkswagen produsse la Golf Pink Floyd. Il fatto che nessuno la ricordi la dice lunga…

Waters non era un amante di erba, acidi o altre sostanze, a differenza di Syd. Non si tirò però indietro quella sera all’Ufo. Erano nel backstage a prepararsi per il live quando comparve Paul McCartney. Si, Macca a vedere i Floyd. Erano tutti eccitatissimi. McCartney stava fumando un joint e lo fece girare. Syd non se lo fece ripetere e quando gli arrivò tra le mani Waters tirò profondamente. Lui che di rado fumava, non voleva certo fare la figura della femminuccia di fronte ad uno dei Fab Four.

Dopo “High Hopes”, ultima traccia contenuta in “The Division Bell”, c’è una traccia fantasma. Aspettando infatti qualche secondo di silenzio, si sentirà partire una conversazione – probabilmente telefonica – tra due inglesi.

Gilmour raccontò di essere un appassionato di fantascienza e che uno dei suoi film preferiti era “2001: Odissea nello spazio”.

“Have a Cigar”, contenuta in “Wish You Were Here”, non fu cantata da un componente del gruppo, ma dal cantautore britannico Roy Harper. Roger Waters aveva le corde vocali a pezzi dopo le estenuanti registrazioni di “Shine On You Crazy Diamond”. Non in molti però sanno che il riff principale della canzone è stato utilizzato dai Dream Theater all’inizio della canzone “Metropolis: Part I” (contenuta in “Images and Words”). Da sempre grandi fan della band, i Dream Theater li hanno omaggiati utilizzando il riff di “Have a Cigar” anche in “Peruvian Skies”, contenuta nel live “Once in a LIVETime” del 1998 e rifacendo dal vivo tutto “Dark Side of the Moon”. In che modo? Basta guardare, ne vale la pena…

I genitori di David Gilmour si trasferirono in America, lasciandolo giovanissimo in Europa. Lui per sbarcare il lunario iniziò a suonare in Spagna e Francia. I soldi però erano pochini. Ammise di esser stato anche tre giorni senza mangiare e al quarto svenne e si risvegliò in ospedale. Per motivi “alimentari” inizò a lavorare come modello.

Stretto il legame col nostro paese. A parte lo storico Live a Pompei, che col suo imponente vuoto e i suoi silenzi voleva contrapporsi al clamore e alle folle chiassose di Woodstock, è rimasto negli annali il Concerto di Venezia del 15 Luglio 1989, un evento monumentale con la band a suonare su un enorme palco galleggiante. Peccato che il concerto fu organizzato male e senza alcun requisito in fatto di sicurezza, igiene e pronto soccorso. Venezia – impreparata per un evento di tale portata – fu devastata da migliaia di persone che non ne ebbero alcun riguardo. Piazza San Marco il giorno dopo sembrava una discarica a cielo aperto. Qualcuno se la prese con i Pink Floyd, come se fosse stata colpa loro se la gente italiana è lo zero assoluto dell’inciviltà e non sa godersi nemmeno un capitolo di storia musicale…

“Atom Heart Mother”? “Un’accozzaglia di robaccia vecchia. So che non dovrei dirlo, ma non è che avessimo le idee troppo chiare”. Cosi parlò Gilmour riguardo il disco con la mucca più famosa della storia del rock.

Gli orologi e le sveglie per “Time”, le casse e i soldi di “Money”, suoni entrati nell’immaginario, ma non in molti sono a conoscenza che i Pink Floyd avevano in mente di creare un album solo con suoni provenienti da oggetti casalinghi. Il nome del progetto era “Household Objects”. Era in cantiere prima di “Dark Side of the Moon” ma fu presto accantonato. L’idea era quantomeno bizzarra, ma da quei suoni registrati ne uscì comunque qualcosa di buono, come raccontò Gilmour: “Ci abbiamo gingillato un po’ intorno. All’epoca realizzammo quei rumori e li registrammo. Passammo un sacco di tempo lavorando con degli elastici tirati contro scatole di fiammiferi. Tutto ciò che ne cavammo fu un nastro a sedici piste con melodici bicchieri di vino. Dita bagnate, un bicchiere di vino, tutto intonato. L’abbiamo usato per l’apertura dell’album Wish You Were Here. È un suono piacevole.”

Il successo planetario di “Dark Side of the Moon” fece quasi più male che bene alla band. Durante le registrazioni di “Wish you were here” sembrava quasi che i membri volessero stare da tutt’altra parte. Il matrimonio di Mason stava andando a rotoli e Gilmour veniva da un periodo di analisi.

Il successo di “Another Brick in the Wall” ebbe risonanza mondiale, divenendo un inno di pace e libertà, al punto da essere messo al bando dal governo del Sud Africa: alle dimostrazioni di protesta contro l’apartheid i manifestanti gridavano “We don’t need no education, we don’t need no thought control”.

SIGNIFICATO NOME:

Dobbiamo tornare indietro al periodo 1963/65 quando il gruppo aveva per frontman Syd Barrett, destinato poi a bruciarsi il cervello per abuso di sostanze stupefacenti. All’epoca il nome era Tea Set, ma storia vuole che nel giro live frequentato anche dai nostri ci fosse un’altra formazione con identica denominazione. Fu allora che proprio Barrett ebbe l’idea di prendere spunto da due musicisti blues (genere che la band suonava all’epoca) di cui apprezzava il suono: Pink Anderson e Floyd Council. Fu così che nacquero i The Pink Floyd Sound.

I BRANI MIGLIORI:

ANOTHER BRICK IN THE WALL | 1979

Storica, divisa in tre tronchi, il pezzo più conosciuto è il secondo.

Adottata per sottolineare il rifiuto, alle autorità, alle metodologie di controllo, a tutte quelle situazioni in cui è facile sottrarre il libero arbitrio all’uomo.

Arnold Layne (1967) ,I Pink Floyd al loro primo singolo, quando avevano ancora un piede nel pop britannico degli anni Sessanta, e l’altro già nella psichedelia creativa che li stava per catturare. Arnold Layne è un travestito che ruba in giro abiti femminili, e l’establishment musicale inglese non gradì del tutto la storia.

Summer ’68 (Atom heart mother, 1970)

Scritta e cantata da Richard Wright, racconta la vita in tour, l’avventura di una notte e il rientro alla norma, in un baraccone di suoni psichedelici che galoppano dal dolcissimo inizio piano e voce all’assolone di tromba:

saltando ostacoli e siepi come fossero caramelle. Stupenda, e che ci puoi fare con un pianoforte.

(Atom heart mother, 1970)

“Se fossi una brava persona, parlerei con te più spesso”. La formula “sefossi-questo-farei-quello” funziona da secoli, dal “s’i fosse foco, arderei ‘l mondo” di Cecco Angiolieri in poi. “If” è una cosa dolce dolce, voce e chitarre, che nel 2003 fu tradotta e cantata da Morgan come “Se”. Nell’ultima strofa, Roger Waters canta ancora “If I were a train, I’d be late” come già nella prima, con meta-consapevolezza della ripetizione: “If I were a train, I’d be late, again”.

SanTropez (Meddle, 1971)

“San Tropez” (scritto san) è una canzone di Roger Waters, con un andamento tra Burt Bacharach e gli Steely Dan. Una leggenda a lungo tramandata vuole che un verso dica “making a day for Rita Pavone”, cosa di cui si era vantata anche l’interessata. In realtà è “making a date for later by phone”.

Us and them (The dark side of the moon, 1973)

Noi e loro, i buoni e i cattivi, lo scontro di civiltà, la riga in mezzo: era tutto già detto, in quest’altra cosa unica e leggendaria da The dark side of the moon (era stata buttata giù da Wright per la colonna sonora di Zabriskie point, da cui poi restò fuori).

Eclipse (The dark side of the moon, 1973)

Quando ancora esistevano gli album, esisteva una bravura nell’individuare il suono giusto, il ritmo giusto, per concludere l’album. Eccolo qua.
 Quello che alla fine dice there’s no dark side of the moon really: matter of fact, it’s all dark”, è il custode degli Abbey Road studios, dove fu inciso il disco.

Breathe (The dark side of the moon, 1973)

Epica apertura di epico disco (preceduta dall’introduzione strumentale di “Speak to me”): un neonato piange e qualcuno arriva a suggerirgli di respirare e a prospettargli spietatamente la vita che lo attende. “Corri, coniglio, corri: scava un buco, dimenticati il sole. E quando avrai finito, non fermarti: c’è da scavarne un altro”.

Shine on you crazy diamond (Wish you were here, 1975)

“Remember when you were young? You shone like the sun”. Sono due canzoni – dedicate a Syd Barrett, incasinato e geniale fondatore della band che aveva lasciato nel 1968 – definite in nove parti, e occupano assieme quasi mezz’ora di Wish you were here. Dentro ci succede di tutto, e ogni minuto è una cosa da storia del rock. Il mio preferito è l’attacco del sesto movimento, anzi il passaggio di chitarra che lo introduce, prima di “remember when you were young”.

Wish you were here (Wish you were here, 1975)

Una storia, smentita dallo stesso Gilmour, vuole che lui abbia smesso di fumare dopo aver sentito il colpo di tosse che gli era sfuggito al 44mo secondo della canzone. Un altro mistero riguarda il verso “blue skies from pain”, che in una bella cover degli Sparklehorse assieme a Thom Yorke divenne “blue skies from rain”: che nella serie di opposizioni della strofa, ha in effetti molto più senso.
 C’era un’intenzione originaria per “rain”, successivamente modificata, e perché?
 Poi la canzone è un capolavoro vero, ma questo lo sanno anche i sassi.

Comfortably numb
(The Wall, 1979)

Questa se la portò Gilmour dentro The Wall da un suo precedente progetto solista. Nella tensione dell’opera, spartita tra ansie e disperazioni, offre uno dei rari momenti di sollievo, seppure illusorio: “there is no pain you are receding…”. Lui in realtà è strafatto e sedato: ma – ehi – il confortevole stordimento delle droghe l’ha provato anche Gianfranco Fini, quella volta in Giamaica. Poi Waters, che scrisse le parole (con Gilmour smisero di parlarsi subito dopo, e avevano litigato come matti su “Comfortably numb”), spiegò che era una memoria infantile di quando si è malati e intontiti e che si riferiva a un senso di alienazione tra la band e il pubblico. 
Nel 2005 ne fecero una spiritosa versione dance gli Scissors Sisters.

Mother (The Wall, 1979)

Di tutti i gravami e le relazioni distorte che Pink, il protagonista di The Wall, si portava dietro, quella con la madre era una delle più pesanti. Opprimente e insieme ineludibile, qui lui (Waters) le chiede aiuto e consiglio, e lei (Gilmour) lo coccola e tranquillizza come se fosse un bambino. Grande ballata: quello che suona la batteria è Jeff Porcaro.

Nobody home
(The Wall, 1979)

Stupenda, dolcissima, e stupendamente cantata da Roger Waters, è il monologo visionario di Pink sul suo stato strafatto, fallito e abbandonato da tutti. Secondo alcune interpretazioni, contiene dei riferimenti non solo a Syd Barrett, ma allo stesso Rick Wright che pure ci suona, ma venne allontanato dalla band durante le registrazioni per casini di cocaina.

The show must go on
(The Wall, 1979)

Un minuto e mezzo di disincantata autoironia sullo spettacolo che deve andare avanti, metafora di ogni cosa. Ma la cosa notevole è il coro alla Beach Boys, in cui fu coinvolto Bruce Johnston dei Beach Boys.

The post war dream
(The final cut, 1983)

Roger Waters da brividi che presenta il disco dei Pink Floyd dopo The Wall. “What have we done, Maggie what have done? What have we done, to England?”. Maggie è Margaret Thatcher, il disco fu un groviglio di memorie di guerra familiari e attacco alla guerra delle Falkland e ai potenti del mondo (che vengono

immaginati tutti in “una casa di riposo per tiranni inguaribili”, in un’altra canzone).

The gunner’s dream
(The final cut, 1983)

Bella bella, commovente, bella. Un sogno deprimente di ricordi bellici – “floating down through the clouds” – e Waters che assesta coltellate all’ascoltatore in ogni spazio lasciato libero dall’assolo di sassofono.
“A place to stay, enough to eat: somewhere old heroes shuffle safely down the street
where you can speak out loud about your doubts and fears
and what’s more no-one ever disappears”

High hopes (The division bell, 1994)

I Pink Floyd senza Roger Waters fecero cose oneste ma ormai superflue. Gilmour è uno bravo, gli altri sanno suonare: i tempi cambiarono, loro no. Tra le cose più piacevoli che hanno fatto c’è il refrain contagioso del pezzone che chiude The division bell, una cosa autobiografica di Gilmour scritta con il consiglio della sua fidanzata Polly.

LOU REED

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Ha fondato i Velvet Underground, influenzando una generazione di musicisti rock, ed ha trascorso tutta la vita suonando, cantando e scrivendo versi che rimarranno impressi nella nostra memoria. Amico fraterno di Andy Warhol e degli artisti di una New York in fermento, voleva scrivere il grande romanzo americano in musica, e c’è riuscito. Se ne è andato a 71 anni Lou Reed, una delle più grandi rock star della storia della musica. Per fortuna le sue note e i suoi testi rimarranno ancora a lungo.

CURIOSITÀ’:

I genitori di Lou Reed hanno cercato di “curare” le sue tendenze omosessuali con l’elettroshock tre volte a settimana. Ciò è documentato nella sua canzone ‘ Kill Your Sons’.

Ebreo di nascita , ribelle per vocazione, Lou Reed fu folgorato dalla  “musica del diavolo” : le màlie del  rock’n’roll  lo trascinarono in quel vortice di sofferenze che gli regalarono grande estro, ma che, al tempo stesso, lo costrinsero a soggiorni obbligati presso centri psichiatrici specialistici. Solo che le cure nei centri ove fu indirizzato dai genitori furono a base di  elettroshock,  più che di rieducazione. Servirono a fargli perdere senso dell’orientamento e memoria. Ma se è vero ciò che si dice in merito al dolore, ovvero che un giorno indefinito e agognato sarà utile, effettivamente fu così per Lou. Le sofferenze foraggiarono il suo sound, aprirono la sia mente, acquirono l’odio verso i genitori, cui rivolgerà maledizioni in musica (celebre fu la sua “Kill your sons”), esasperarono la sua rabbia verso le gabbie puritane.

I BRANI MIGLIORI:

WALK ON THE WILD SIDE 1972

PERFECT DAY 1972

SATELLITE OF LOVE 1972

VICIOUS 1972