THE BEATLES

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The Beatles è stato un gruppo musicale rock inglese, originario di Liverpool e attivo dal 1960 al 1970. La formazione ha segnato un’epoca nella musica, nel costume, nella moda e nella pop art. Ritenuti un fenomeno di comunicazione di massa di proporzioni mondiali a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale – e dopo la morte di due dei quattro componenti – i Beatles contano ancora un enorme seguito e numerosi sono i loro fan club esistenti in ogni parte del mondo.

Secondo una stima del 2001, è risultato in assoluto il gruppo musicale di maggior successo commerciale, con vendite complessive che superano il miliardo di album, dischi e musicassette;  mentre secondo altre stime le copie vendute ammontano a 600 milioni, che permettono comunque loro di guadagnare la prima posizione tra gli artisti musicali di maggior successo commerciale. Inoltre, per la rivista Rolling Stone, i Beatles sono i più grandi artisti di tutti i tempi

CURIOSITA’:

12 cose che devi assolutamente sapere sui Beatles

  1. Penny Lane: colpa del rock and roll

I cartelli stradali di Penny Lane a Liverpool furono distrutti e rubati a causa della canzone del 1967. Il consiglio comunale, staco di investire soldi per la sostituzione, decise di dipingere i cartelli sugli edifici adiacenti.

  1. Due componenti dei Beatles erano mancini: Paul McCartney e Ringo

Starr

Lo sapevi? Prima di diventare “The Beatles”, i 5 membri del gruppo erano soprannominati The Quarrymen. Dopo l’addio di due componenti e l’arrivo di George Harrisson, nascono finalmente i Beatles.

  1. La copertina di Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles presenta John Lennon al coro e alla chitarra. Lennon, autore della canzone, viene menzionato nella versione di Elton John come ‘Dr. Winston O’Boogie’ e ha dichiarato di preferire questa versione rispetto alla sua.
  2. Chi era Mal Evans?

E’ difficile capire dove iniziare con questa storia….

Mal Evans era il manager dei Beatles e collaboratore per alcuni dei loro più grandi successi. A lui si deve il suono della sveglia in A Day in the Life e quello della campana di una mucca in With a Little Help from My Friends.

E’ stato anche il cliente più danneggiato dal sistema postale. Dopo essere stato ucciso dalla polizia di Los Angeles per aver fatto minacce con una pistola, le sue ceneri sono state perse raggiungendo l’Inghilterra.

  1. Il disco originale del 1967 Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band ha una copertina che mostra tutte le parole delle canzoni dell’album –  è stato il primo disco rock nella storia ad avere i testi inclusi.

 Lo sapevi? I Beatles detengono il record in Gran Bretagna nella classifica dei migliori singoli più venduti: 17!

  1. La musa Pop

Se sei un fan delle canzoni Something dei Beatles, Wonderful Tonight e Layla di Eric Clapton, devi ringraziare una donna di nome Pattie  Boyd. La modella inglese ha ispirato suo marito George Harrison a scrivere Something nel 1969 prima di essere notata da Eric Clapton. I  due uomini fecero un “duello” suonando la  chitarra per conquistare l’affetto della donna; un incredibile triangolo di amore e musica.

  1. La musica della canzone di Paul McCartney Yesterday, recentemente dichiarata come la più famosa canzone del secolo da un sondaggio  della BBC, fu creata prima delle parole. Paul lavorava sulle parole ‘scrambled eggs, oh my baby how I love your legs’ prima di arrivare alla  creazione di ‘yesterday, all my troubles seemed so far away.’
  2. Hai fame? Nelle canzoni dei Beatles potrai trovare: cereali, tartufi, miele, piovre, tacchini, spumoni, fragole, uove, peperoni e torte.
  3. Fame, canzone di successo di David Bowie, fu scritta da Paul McCartney e John Lennon.
  4. Cher e Ringo Starr
Cher, prima di essere Cher, era conosciuta con il nome di Bonnie Jo Mason. Il suo primo singolo Ringo I love you fu ispirato dalla Beatlemania, che merita un ascolto. La canzone non riuscì a raggiungere il successo americano perchè diverse radio credevano che la voce di Cher fosse quella di un uomo e consideravano la canzone come una ballata musicale di un amore omosessuale.

11) George Harrison perse la verginità nella stanza di un hotel ad Amburgo, mentre Jonh Lennon e Pete Best assistevano alla scena. Più volte lo stesso musicista ha sostenuto che era coperto dalle lenzuola, ma che quando finì i due compagni applaudirono e brindarono.

12) Fu il dentista John Riley a far scoprire a John e a George, con le rispettive mogli, l’effetto dell’Lsd, dopo averglielo somministrato nel suo studio all’interno del caffè. Harrison nella “The Beatles Anthology” ha ricordato: “La prima volta che prendemmo l’LSD fu un errore. Fummo vittime innocenti di un dentista pazzo”.

SIGNIFICATO NOME:

BEATLES: i 4 di Liverpool presero spunto dal nome del gruppo di Buddy Holly (i Crickets ovvero i “grilli”, in inglese) e scelsero il nome di Beatles con un gioco di parole fra il termine beetles (“coleotteri”) e beat (relativamente allo stile musicale). L’associazione in italiano fra il nome dei Beatles e quello degli scarafaggi è in realtà un errore grossolano: il nome comune inglese dello scarafaggio è infatti cockroach. L’errore è probabilmente nato da una traduzione infelice del termine beetle e da una scarsa conoscenza degli insetti.

I BRANI MIGLIORI:

Hey Jude | THE BEATLES (WHITE ALBUM) – 1968

Chi? La storia non è chiara, la versione più accreditata sostiene che Jude fosse in realtà julian, il figlio di Lennon alle prese con la separazione dei genitori.Come al solito le leggende da lì in poi si accavalleranno!

Something – 1969

Macca la definì la migliore canzone che George (Harrison) avesse mai scritto. Anche Lennon l’amava parecchio. 
La struttura è classica, la dedica alla moglie, Pattie Boyd.

In my life – 1965

Una fra le canzoni in assoluto in cui il disaccordo sulla stesura fra Lennon e Mc Cartney fu più acceso.Uscì bellissima! LENNONIANA.

Yesterday – 1965

Storica, la canzone con più cover della musica.Le influenze accompagnarono Macca, che ne sognò la melodia.Per sua stessa ammissione, è un inconscio tributo a un celebre standard jazz che papà McCartney suonava spesso con la sua tromba.E le parole? Anche i geni faticano ogni tanto, sicchè per mesi la canzone fu ‘Scrambled eggs’ (uova strapazzate).

I Want to Hold Your Hand | – 1963

Rappresenta quello che il produttore, George Martin, considerava l’apice della prima fase di sviluppo degli scarafaggi! Scritto da Lennon e McCartney in uno scantinato, il titolo significa “VoglioTenerti la mano.

 LET IT BE – 1970

Partire alle 4.00 del mattino da una stanza con un pianoforte, con una quasi ex moglie al piano superiore e attraversare l’universo. Un universo fatto di sbalzi d’umore, di luci e pensieri che prendono corpo grazie alle parole di un ispiratissimo Lennon che in uno dei momenti più difficili della sua, putroppo, breve vita sussurra al mondo un grido di orgoglio: niente avrebbe potuto cambiare il suo mondo. Non c’è riuscito nemmeno un assassino a cambiare quel mondo che questo ragazzo di Liverpool ci ha donato assieme ai suoi tre compari.Solo loro sono riusciti a cambiare il mondo in bianco e nero a cui l’umanità era abituata consegnandole quei colori che sono arrivati fino a 421 anni luce da noi. Splendendo per sempre e ovunque.

PAUL MCCARTNEY E’ MORTO

Quella della morte di Paul MccArtney è sicuramente la leggenda più famosa e ricca di particolari legata al mondo del rock. La notte del 9 novembre 1966 Paul McCartney uscì dalla sala prove dopo un violento litigio con gli altri tre Beatles. Salì sulla sua auto per tornare a casa e lungo una strada raccolse una ragazza che faceva l’autostop di nome Rita. I due rimasero coinvolti in un incidente e persero la vita entrambi.

Ricevuta la notizia, gli altri tre Beatles dovettero decidere cosa fare. Nel 1966 i Beatles erano all’apice del successo e, per non fermare la beatlemania, Brian Epstein (il manager del gruppo) ebbe un’ idea geniale: non dire niente a nessuno. Avrebbero quindi seppellito Paul e rimpiazzato con un sosia. Secondo i sostenitori di questa teoria le prove sono tantissime, alcuni siti ne contano più di 400. Eccone qualcuna:

Nella foto dell’album “let it be”, per esempio, per tutti lo sfondo è chiaro mentre per Paul è rosso sangue.

Nella copertina di Abbey Road, invece, Paul appare a piedi nudi alludendo alla pratica di seppellire i morti senza scarpe. Sullo sfondo si vede un Maggiolone targato “LMW 28IF” che significherebbe “Linda McCartney vedova (Widow)” e “28 If” sarebbe relativo al fatto che se Paul fosse stato vivo, nell’anno di uscita del disco avrebbe avuto 28 anni. Non importa che Paul, nato ne ’42, avrebbe avuto 27 anni nel 1969 (data di uscita dell’album) e che lui e Linda non si conoscevano ancora.

Nel 2009, due periti italiani, basandosi su avanzate tecniche medico-legali, hanno svolto un approfondito studio di antropometria e di craniometria su immagini di Paul McCartney scattate prima e dopo la data del presunto incidente. Sorprendentemente, lo studio ha portato a concludere che resta aperta la probabilità che non si tratti della stessa persona, in quanto il confronto dei dati biometrici indica che si potrebbe trattare di due differenti individui.

THE ROLLING STONES

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The Rolling Stones è un gruppo musicale rock britannico, composto da Mick Jagger (voce, armonica, chitarra), Keith Richards (chitarre, voce), Ronnie Wood (chitarre, cori) e Charlie Watts (batteria, percussioni). È una delle band più importanti e tra le maggiori espressioni della miscela tra i generi della musica rock e blues, quel genere musicale che è l’evoluzione del rock & roll anni cinquanta, da loro rivisitato in chiave più dura con ritmi lascivi, canto aggressivo, continui riferimenti al sesso e alle droghe.

Per il loro essere trasgressivi furono chiamati i “brutti, sporchi e cattivi” e contrapposti ai più rassicuranti Beatles, anche se tale contrapposizione fu spesso creata dagli stessi Rolling Stones che si comportavano in modo volutamente antitetico rispetto ai Beatles (con i quali ebbero peraltro sempre un ottimo rapporto di stima e amicizia), proponendo così un modello alternativo a uso e consumo della stampa musicale. I Rolling Stones sono stati, e sono tuttora, un’autentica pietra miliare nell’ev oluzione della musica rock del XX secolo.

ORIGINI:

I cinque ragazzi che un giorno sarebbero diventati le celebri pietre rotolanti sono molto diversi tra loro per provenienza ed estrazione sociale. Lewis Brian Hopkin Jones, nato il 28 febbraio 1942 a Cheltenham nel Gloucestershire, è di origini gallesi e figlio di due insegnanti; Michael Philip Jagger, nato il 26 luglio 1943 a Dartford nel Kent, ha un padre insegnante di educazione fisica e una madre parrucchiera; Keith Richards, nato a Dartford il 18 dicembre 1943, è anche lui di origini gallesi e proviene da una famiglia operaia; William George Perks, nato il 24 ottobre 1936 a Londra, è figlio di un muratore e di una donna di servizio; Charles Robert Watts, nato a Londra il 2 giugno 1941, è figlio di un ex aviatore della RAF, assunto successivamente come macchinista presso la British Railways. Questo è considerato il nucleo storico del gruppo, a cui si deve aggiungere Ian Stewart, nato il 18 luglio 1938 a Sutton.

CURIOSITA’:

Vediamo in quanti fossero a conoscenza di queste piccole curiostià su Mick Jagger & Co.Non tutti i membri della band sono di origini inglesi, infatti Brian Jones, uno dei fondatori dei Rolling Stones,e  Keith Richards (chitarrista e compositore), vantano origini gallesi. E nessuno di loro vanta “nobili origini”;E per mantenere la nomea da “bad boys”, dovete sapere che una volta Keith Richards rubò un gelato ad un bambino, ma poi ravvedutosi, andò a cercarlo e gli regalò ben due gelati e pure più grandi!;Il 17 aprile 1965, dopo l’uscita del primo album della band (Rolling Stones), Mick Jagger fu arrestato per guida senza patente e assicurazione;

Sulla discografia: sul retro-copertina di December’s Children, una perorazione di Andrew Loog Oldham che parte dai Rolling Stones e arriva a parlare dei ‘ragazzi di dicembre’, passando per Elvis, le armi, il Vietnam e l’attentato di Dallas (vedi anche le note di Out of our heads). Le canzoni firmate Jagger/Richards in questo album sono sette;

Sempre la discografiaOut of our heads sembra essere la versione inglese di December’s Children (o December’s children è la versione statunitense di Out of our heads, la cosa non è molto chiara). Il motivo di questo casino, sta nel fatto che la band firmò per due case discografiche differenti dalle due parti dell’oceano, e che queste non si accordarono sulle uscite (anzi, si fecero la guerra);

Il singolo Satisfaction, noto anche come I Can’t Get No Satisfaction, lo scorso 6 giugno 2015, ha compiuto 50 anni  dalla sua pubblicazione negli Stati Uniti avvenuta proprio il 6 giugno 1965. Fu composta da Keith Richards e rappresenta appieno la frustrazione della generazione degli anni Sessanta;Contrariamente all’idea popolare, i Rolling Stones erano buoni amici dei Beatles.

Keith Richards dormiva con la chitarra

Nelle sessioni di registrazione di “Goat Head Soup”, il chitarrista Keith Richards venne trovato a dormire abbracciato alla sua chitarra.

Il più grande concerto rock della storia
 Nel 2006 1,5 milioni di fan videro la band esibersi in concerto sulla spiaggia di Copacabana.

La copertina di ‘Sticky Fingers”

La copertina dell’album “Sticky Fingers” venne creata dall’artista Andy Warhol.

Keith Richards, all’età di 71 anni, durante un’intervista, afferma di iniziare le sue giornate concedendosi  regolarmente marijuana prima di fare colazione;

I membri della band: Il 3 dicembre 2014, all’età di 70 anni è morto il sassofonista storico della band, Bobby Keys,  il quale nello stesso anno, nonostante la malattia decise ugualmente di iniziare il tour insieme alla sua band, senza però mai concluderlo;

LibriStanley Booth nel 1984 pubblicò per la prima volta Le vere avventure dei Rolling Stones, la biografia è stata attualmente ampiamente rivista per commemorare i cinquant’anni della fondazione dei Rolling Stones, un libro-culto non meno delle gesta dei suoi protagonisti e che si focalizza in particolare sul biennio 1968-1969. In Italia edito da La Feltrinelli.

SIGNIFICATO NOME:

L’origine del nome Rolling Stones: ROLLING STONES, era il titolo di una canzone blues cantata da Muddy Waters (di cui Keith Richards era un grande fan) “Rolling Stone” ; nel testo si legge “I’m a man…I’m a rolling stone”.

I BRANI MIGLIORI:

1- (I can’t get no) Satisfaction. Un must, da sempre, da quando è stata suonata per la prima volta, nel 1965. Perché è perfetta, rock e melodica al punto giusto, ironica quanto coinvolgente. Nel 2006 è stata aggiunta dalla Biblioteca del Congresso nel National Recording Registry.

2 – Simpathy for the Devil. Inconfondibile per le sue percussioni e quel ritmo a contrasto con la voce di Mick Jagger, è la traccia iniziale dell’album Beggars Banquet del 1968 e per la rivista Rolling Stone al 32º posto nella lista delle 500 migliori canzoni di sempre.

3 – Rip this joint. Secondo brano del disco Exile on Main Street, tra i migliori album della band, uscito nel 1972. Il rock incalza, con un ritmo che fa quasi presagire il futuro arrivo del punk.

4 – Shine a Light. Stesso disco, Exile on Main St., penultimo brano. La canzone è stata scritta nel 1969 e fa risuonare l’organo di Billy Preston in tutta la sua bellezza. Nella sua versione classica.

5 – You can’t always get what you want. L’album è Let it Bleed e l’anno 1969. La già citata classifica delle 500 migliori canzoni di sempre per la rivista Rolling Stone la posiziona al 100° posto. Una tra le più note e cantate del repertorio Mick Jagger – Keith Richards, che la scrissero nel 1968, in collaborazione con il “London Bach Choir”.

6- Jumpin Jack Flash. Non ha bisogno di presentazioni: la canzone è tra le più popolari del gruppo, infatti viene suonata regolarmente a ogni concerto e, nonostante apparve solo come singolo, fu inclusa in molte raccolte. Quando è uscita, nel 1968, è stata salutata come un ritorno alle origini blues del gruppo.

7 – Start me up. Viene registrata varie volte, per uscire poi com esingolo nel 1981 ed incluso nell’album Tatto You. Un successo, in un periodo di crisi per la band: il singolo ha raggiunto la seconda posizione della Billboard Hot 100 e la settima nella Uk Singles Chart.

8 – Memory Motel. Una ballad tra le più lughe del repertorio dei Rolling Stones, che vede le voci di Mick Jagger e Keith Richards coprotagoniste. Contenuta nell’album del 1976 Back in Blue, racconta l’America.

9 – Brown Sugar. Prima traccia del nono album, Sticky Fingers, pubblicato nel 1971, è stato un successo sin da subito: il brano si posizionò numero 1 in classifica negli Stati Uniti e numero 2 in Gran Bretagna. Un indispensabile, nell’ambito Stones.

10 – Streets of Love. Pubblicata in A Bigger Bang del 2005 e poi anche in singolo, è un classico: riporta a suonii e ritmi che hanno fatto la storia del gruppo.

RAMONES

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Ramones sono stati un gruppo musicale statunitense formatosi a Forest Hills, nel Queens (New York), intorno al marzo 1974. Il gruppo fu fra i fondatori del movimento punk rock newyorkese e uno dei più influenti gruppi del genere.Tra il 1974 ed il 1996 i Ramones eseguirono 2.263 concerti, con una media di due concerti a settimana. Nel 1996, con più di dieci album alle spalle, il gruppo si sciolse. I quattro membri originari, Joey, Dee Dee, Johnny e Tommy, morirono nei due decenni successivi.I loro unici dischi d’oro sono stati la raccolta Ramones Mania ed il DVD del 2004 Ramones: Raw. L’apprezzamento per il gruppo ha avuto un rilancio intorno al 2000: a partire da quel momento gli album della band compaiono regolarmente nelle liste dei “migliori di tutti i tempi” in molte riviste musicali autorevoli, come Rolling Stone, che nel 2003 ha posto la band al 26º posto nella sua classifica dei 100 migliori artisti musicali di sempre. 

CURIOSITA’:

I Ramones hanno suonato oltre 2.263 concerti in circa 22 anni, non si sono mai fermati. Le volte in cui hanno preso una pausa, sono sempre successe cose strane (come quando Joey Ramone è diventato un agente di borsa a fine anni ’90).

 ll loro famosissimo pezzo “Sheena is a Punk Rocker”, edito nel maggio 1977, è stato usato nel film Pet Sematary, basato sul romanzo di Stephen King. Nel film, un camionista che di lì a poco investirà un bambino, è distratto dalla canzone trasmessa in radio.

L’album d’esordio

L’omonimo album d’esordio “The Ramones” è costato solo 6.400 dollari ed è stato registrato in una settimana. Probabilmente il numero di band al mondo influenzate da quel disco sono molte di più dei dollari che ci sono voluti a produrlo.

I Ramones sono stati protagonisti del film “Rock’n’Roll High School”, che è anche il titolo della loro canzone usata come sigla. Il film è una commedia del 1979 prodotta da Michael Finnell e diretta da Allan Arkush. La trama gira attorno alla Vince Lombardi High School, dove gli studenti fan del rock’n’roll fanno impazzire professori e dirigenti scolastici.

Le strade

A New York un isolato di East 2nd Street è stato rinominato Joey Ramone in onore della leggenda punk rock. La zona è stata sede del famoso punk club CBGB, oltre ad essere stato il luogo dove Joey e Dee Dee Ramone hanno abitato.

I Simpsons

I Ramones sono apparsi in un episodio dei Simpson dove si esibiscono per la festa di compleanno di Burns. Cantano “Happy Birthday” in versione punk e alla fine il signor Burns dice a Smithers: “Uccidete i Rolling Stones!”

La vecchiaia

Uno dei motivi per cui i Ramones si sono sciolti è perché Johnny ha confessato di non voler diventare una di quelle band vecchie e tristi. Ha amato i Rolling Stones, ma non ha mai apprezzato i loro ultimi anni.

SIGNIFICATO NOME:

Il nome The Ramones viene da “Paul Ramon,” lo pseudonimo usato da Paul McCartney per fare i check-in negli hotel senza essere scoperto dalla stampa.

I BRANI MIGLIORI:

I Wanna Be Sedated

R.E.M.

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R.E.M. sono stati un gruppo rock statunitense attivo dal 1980 al 2011. Formatosi ad Athens (Georgia) il 5 aprile 1980 (data riconosciuta dalla stessa band come atto di fondazione vera e propria del gruppo, che provava assieme sotto diversi nomi già dal 1979), la sigla R.E.M. sta per rapid eye movement, la fase del sonno in cui si sogna; i componenti del gruppo scelsero tale nome anche perché “suonava bene”. La pronuncia inglese è lettera per lettera , ma in italiano viene generalmente pronunciata come acronimo (“rèm”).Nell’arco degli ultimi 25 anni, i R.E.M. sono stati riconosciuti come uno dei gruppi più importanti per la definizione dell’estetica della musica underground e indie degli Stati Uniti. La loro influenza, infatti, si estende ancora oggi su moltissime formazioni, etichette e scene musicali.Il gruppo ha virtualmente definito l’espressione “rock alternativo” degli anni ottanta (college rock) , dimostrando alle stazioni radio, un po’ alla volta, che trasmettere brani con prevalente uso delle chitarre non era una cosa negativa.Nella loro trentennale carriera hanno venduto all’incirca 85 milioni di dischi.John Michael Stipe Leader del gruppo nasce a Decatur, in Georgia, Usa, il 4 gennaio del 1960. Cantante americano, è il leader indiscusso del celebre e acclamato gruppo rock dei R.E.M., di cui è autore anche di gran parte dei brani, nei quali è riconoscibile lo stile immaginifico che da sempre li ha accompagnati. Appassionato di arte visuale, che non manca di praticare per proprio conto, fotografo, produttore cinematografico, è spesso curatore di molti aspetti grafici riguardanti i progetti della sua band, si tratti di copertine, di scenografie o di altro.Studente d’arte, Stipe si appassiona alla musica ascoltando la grande artista Patti Smith. È l’album “Horses” nel 1975 ad aprirgli la strada della musica, di cui si innamora perdutamente. Il giovane Michael all’epoca ha appena quindici anni, ma gli bastano per intravedere nella cantante statunitense e nel suo lavoro discografico una vera e propria svolta. “Horses” infatti, è il primo disco di Patti Smith, ed è considerato una pietra miliare nella storia del rock, tale da aver aperto la strada a nuove sonorità, come lo stesso punk, mediante un nuovo linguaggio musicale. Questo modo di fare rock diventa, di fatto, la grande ispirazione del futuro fondatore dei R.E.M.Tra la fine del periodo scolastico e i primi anni ’80, Stipe si dà da fare come studente d’arte, cercando la sua strada ora nella musica, ora nelle performance d’arte visiva. Contemporaneamente, intorno al 1979, in un momento in cui in America imperversano le importazioni di rock e new wave britannico, Michael Stipe cerca di uscire dal recinto delle cosiddette “college band” e, con i suoi R.E.M., che prendono il nome dalla fase del sonno veloce caratterizzata dal rapido movimento della pupilla (come si evince dalla sigla stessa), si butta on the road, per confrontarsi in giro e con qualsiasi tipo di pubblico.Tra 1980 e il 1982, a bordo di un furgoncino “Dodge” modello 1975, senza un soldo in tasca, la band guidata da Stipe fa il giro degli States, suonando un po’ dovunque gli capiti. Suonano nei luoghi più malfamati del Sud, fino ad esibirsi anche nella base aerea militare di Wichita Falls, in Texas, dove ricevono la dura accoglienza dei marines.Ad ogni modo, nel 1982 arriva la prima uscita discografica del gruppo, dopo il singolo “Radio Free Europe”, ed è il disco “Chronic Town”, nel quale compaiono già alcuni brani che esprimono lo stile della band, a quel tempo ancora non proprio matura ma già di grande talento.L’album della svolta è “Murmur”, il quale arriva esattamente l’anno dopo. È una svolta non solo per Stipe e gli altri, ma per l’intero rock a stelle e strisce. La nota rivista musicale “Rolling Stone” lo consacra immediatamente “disco dell’anno”, sopra ai colossi commerciali “Thriller” di Michael Jackson e “Synchronicity” dei Police (di Sting). Il merito non è solo del leader della band, ma anche del talento dei suoi musicisti, come il chitarrista Peter Buck, il bassista Mike Mills, il batterista Bill Berry: tutto si accorda al cantilenare nuovo e assolutamente inimitabile di Michael Stipe. Il mix di acustica ed elettronica, melodia e ritmo, rock e psichedelica è ben riuscito, e brani come “Radio Free Europe”, “Pilgrimage” e, soprattutto, “Talk About The Passion”, entrano letteralmente nella storia. “Murmur” diventa la pietra angolare della stessa produzione successiva della band di Stipe e, anche, di moltissimo altro indie rock futuro.

In “Reckoning”, del 1984, cresce la forza espressiva di Stipe, anche se il disco risulta essere inferiore al precedente, pur producendo alcune canzoni di successo. Stesso discorso con il lavoro del 1985, prodotto a Londra da Joe Boyd, dal titolo “Fables Of The Reconstruction”, nel quale la band perde un po’ della sua originalità, risultando talvolta di maniera. A questo punto, una svolta per i R.E.M è data dall’album “Lifes Rich Pageant”, del 1986, che consacra Stipe come dominatore della scena indie e lo lancia come cantore in difesa dell’ambiente, tema che diventa da questo momento quello predominante non solo nelle sue uscite live musicali, ma in tutte le sue apparizioni in pubblico. Impegno sociale, politico ed ambientale sono lo sfondo della canzone più importante dell’album, che in un proprio verso recita: “Uniamoci e costruiamo un nuovo paese“. È “Cuyahoga”, un vero e proprio inno ecologista, in difesa degli indiani d’America ma anche di tutte le minoranze che devono fare i conti, loro malgrado, con le trascuratezze dell’uomo moderno. È, in pratica, la strada che porterà di lì a poco Stipe a cantare “Fall on me”, canzone simbolo e punto di riferimento di tutte le lotte ambientaliste non solo degli anni ’80.

Intanto, nel 1988, Michael si dà da fare in veste di produttore discografico, interessandosi e finanziando il primo album dello storico gruppo Hugo Largo, nel quale figura anche la sua voce in un paio di brani. Arrivano anche “Document” e “Green”, rispettivamente nel 1987 e nel 1988, entrambi album importanti, soprattutto il secondo, nel quale la scelta ambientalista diventa ormai una fede manifesta.

Il boom internazionale poi, giunge durante la prima guerra del Golfo, dopo anni e anni di politica e lotte sociali cantate dalla band, con l’album del trionfo mondiale, “Out Of Time”, datato 1991. Il disco, forte della famosissima “Losing my religion”, numero uno in Usa, vende oltre 15 milioni di copie. Nello stesso album c’è anche il valzer “Shiny Happy People”, nel quale Stipe duetta con Kate Pierson dei B-52’S, accompagnato da un videoclip molto amato dal pubblico.

L’anno dopo, è la volta del cupo e diversissimo album “Automatic For The People”, quasi rappresentato in carne dallo stesso cantante e leader della band, magro e pallido e su cui cominciano a cadere alcune dicerie, come quella, vera e confermata dallo stesso Stipe, che lo vuole omosessuale, e l’altra, mai confermata, che lo vedrebbe sieropositivo.

Il 1994 è l’anno di “Monster”, che vira verso un sound molto più forte, forse influenzato dalla nascente scena grunge, Nirvana su tutti. Verso la fine degli anni ’90, complice anche un contratto milionario con la Warner, che promette ottanta milioni a patto di un disco ogni biennio, la band si perde nettamente, anche a causa dell’uscita di scena di un loro punto di riferimento, il batterista Bill Barry. È l’inizio di un declino di qualità e vendite, con album molto al di sotto del loro talento, come “Up”, “Reveal” e “Around The Sun”. Si arriva così a “Reveal”, del 2001, che non riesce a rialzare il livello. Alla batteria c’è Joey Waronker, ma il gruppo ritrova solo vagamente il proprio piglio, come in “The lifting”. Stessa cosa per “Around The Sun”, del 2004, che ha come singolo “Leaving New York”: una ballata alla R.E.M che però non aggiunge nulla di nuovo.Nello stesso anno, alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi, Michael Stipe partecipa assieme ad altri artisti statunitensi al progetto “Vote for Change”, una serie di concerti di informazione per fare da propaganda al candidato democratico John Kerry. Intanto, Stipe si lega al suo compagno, con cui vive da tempo a New York, il fotografo Thomas Dozol.

Con “Accelerate”, del 2008, la band ritrova una certa energia, interpretando in appena 35 minuti le canzoni più veloci e d’impatto della loro storia.I ritmi, però, rallentano bruscamente con l’ultimo disco “Collapse Into Now”, il quale si rivela un fiasco, anche per il tono eccessivamente meditativo. Nel frattempo però, nonostante il declino del gruppo, Michael Stipe è sempre più presente sulla scena mondiale per il suo impegno sociale e ambientale. Inoltre, si dà da fare nel mondo del cinema, producendo film d’autore, tra cui si ricordano “Velvet Goldmine” ed “Essere John Malkovich“.

È il padrino di Frances Bean Cobain, figlia di Kurt Cobain, suo grande amico, oltre che della cantante ed ex moglie del leader dei Nirvana, Courtney Love.Nel settembre del 2011, a sorpresa arriva l’annuncio dello scioglimento della band, dopo oltre trent’anni di musica insieme. Un commiato sincero, il quale viene accompagnato dall’annuncio di un ultimo disco in uscita per il 15 novembre, dal titolo “Part lies, part heart, part truth, part garbage 1982-2011”: un doppio con i migliori successi.

CURIOSITA’:

A quanto pare, il brano più triste sarebbe la – splendida – “Everybody hurts” degli R.E.M. Automatic for the people è il motto di una tavola calda. Michael Stipe, frontman dei R.E.M. e figura quasi leggendaria, ha avuto una formazione musicale come tutti noi comuni mortali. Vi siete mai chiesti cosa ascoltasse da ragazzo? Stipe stesso, più volte, ha confessato che da ragazzo era più facile che ascoltasse i Banana Splits o i Monkees, piuttosto che cose più canoniche. Un compagno della scuola d’arte ricorda che nel 1978, durante gli ultimi colpi di coda del punk, Stipe aveva una passione per il singolo “Ça Plane Pour Moi” di Plastic Bertrand: la cosa meno di trendy e cool che potesse venirti in mente! “Non è una leggenda, è vero. Il suo nome era Kathleen O’Brien ed era l’ex fidanzata di Peter Buck (il chitarrista, ndr). Lei poi ha iniziato a uscire con Bill (Berry, il futuro batterista, ndr). Peter e Bill erano a caccia di un cantante e di un chitarrista e lei sapeva che Peter e Michael (Stipe, il cantante, terzo e ultimo, ndr) stavano cercando una sezione ritmica e così li ha messi in contatto. Il loro primo concerto è stato a una festa”.

IN UN INTERVISTA: Avete da sempre un amore particolare per l’Italia, e degli amici come Francesco Virlinzi, scopritore di Carmen Consoli e creatore dell’etichetta Cyclope…

“Sì (in italiano). Francesco amava la musica e la fotografia ma è scomparso troppo presto. Quando perdi gli amici sai che devi essere felice per il tempo che hai. Ho ancora i dischi di Carmen Consoli e dei Flor De Mal, ottimi artisti”.

Barba lunga e ispida da eremita (o da senzatetto, per i più prosaici), un piercing dorato che ciondola come altro dal naso, sguardo cupo e malinconico, trincerato dietro gli occhiali neri da hipster. Così si presenta l’ex leader dei R.E.M. Michael Stipe su Instagram, in un profilo ufficiale creato qualche settimana fa, ma che già sta creando scalpore in rete. Motivo? Il cantante, di cui gli ultimi anni trascorsi in «pensione», lontano da palchi, microfoni e riflettori (il gruppo si è sciolto nel 2011 dopo 31 anni di carriera), appare irriconoscibile e invecchiato. E non solo a causa dell’età. Al suo fianco, i colleghi e amici Bono e The Edge, immortalati con lui in alcuni selfie, sembrano ragazzini. E invece sono quasi coetanei.

Molti, però, sono i commenti sbigottiti dei fan. Che si e gli domandano: «Ma cosa diavolo ti è successo, Michael?».  Qualcuno salvi il soldato R.E.M. Qualcuno lo convinca a tornare a suonare. O, almeno, a tagliarsi la barba.

SIGNIFICATO NOME:

Una sera Michael prese il dizionario e dopo i primi tentativi andati a vuoto se ne venne fuori con R.E.M. Il suono ci piaceva ma nessuno di noi sapeva che cosa volesse dire, guardammo sul dizionario: “Rapid Eye Movement”, ovvero quando dormi e al tempo stesso stai sognando: “Ok, è questo!”, eravamo tutti d’accordo”

I BRANI MIGLIORI:

Gardening at Night da Chronic Town, 1982

Partiamo da uno dei brani forse meno noti del gruppo, anche perché non è mai stato incluso in alcun disco ufficiale, almeno fino ai recenti best che hanno chiuso la carriera della band: Gardening at Night comparve infatti solo nel primo EP, Chronic Town, pubblicato nel 1982 dalla I.R.S., la prima vera casa discografica a metterli sotto contratto. E se anche il pezzo è stato eseguito spesso dal vivo ed inserito, in varie versioni, in raccolte di rarità, b-sides ed inediti, la sua fama è aumentata esponenzialmente tra i fan più agguerriti della band, che l’hanno reso in un certo senso il simbolo dello stile un po’ timido e un po’ pronto ad esplodere dei R.E.M. di quegli anni.Considerata da Stipe e soci come la loro prima vera canzone – tanto è vero che l’hanno suonata anche quando sono stati introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame, nel 2007 –, Gardening at Night nacque, secondo la testimonianza del batterista Bill Berry, durante un viaggio di ritorno dopo uno dei loro primi concerti: mentre lui guidava, uno degli altri componenti del gruppo gli chiese di accostare, perché doveva mettersi a fare “giardinaggio notturno”, cioè liberare la vescica. Da lì venne lo spunto iniziale, che fu poi completato, secondo la leggenda, su un materasso posto davanti alla chiesa di Oconee Street ad Athens, in compagnia di tre accordi e una confezione da sei di birra (secondo quanto riportato questa volta da Peter Buck).

Driver 8 da Fables of the Reconstruction, 1985

Se il 1982 era stato l’anno in cui i R.E.M. avevano iniziato a farsi conoscere, il 1983 e il 1984 erano stati gli anni in cui erano diventati, improvvisamente, i capofila del college rock, una nuova ondata di musica che non si poteva più nemmeno definire solo post-punk, ma che proponeva qualcosa di veramente alternativo rispetto alla tradizione pop e rock consolidata. Murmur e Reckoning erano stati infatti due grandi successi di critica, ma gli entusiasmi vennero in parte raffreddati nel 1985, quando uscì Fables of the Reconstruction, un album atipico, che metteva da parte la ritmica jangle pop dei primi dischi per una virata quasi folk e intimista (e che per la prima e unica volta non veniva registrato negli States, ma a Londra).Il disco vendette molto bene e non fu affatto stroncato dalla critica, ma furono gli stessi membri della band, per molto tempo, a ritenerlo un disco non riuscito. Ciononostante, al suo interno si trova uno dei pezzi più rimarchevoli di quella fase della carriera dei R.E.M., Driver 8, un brano che parla dei paesaggi del sud degli Stati Uniti visti da un treno; un brano in cui ha un peso notevole il riff di chitarra, che crea un’atmosfera e un ritmo molto particolari. Tra l’altro, per stessa ammissione di Peter Buck il giro di accordi della strofa di Imitation of Life, singolo sempre dei R.E.M. del 2001, è involontariamente ripreso da quello di Driver 8, segno che il brano ha lasciato a lungo il segno sui componenti della band.

It’s the End of the World As We Know It (And I Feel Fine) da Document, 1987

L’ultima canzone del “periodo I.R.S.” che abbiamo scelto è anche la più strana e, forse, più famosa: It’s the End of the World As We Know It (And I Feel Fine), pubblicata all’interno di Document, straordinario album uscito nel 1987 e maggior successo commerciale fino a quel momento della band della Georgia. Primo disco prodotto assieme a Scott Litt, che sarebbe diventato il compagno in cabina di regia di tutti i loro maggiori successi (fino a New Adventures in Hi-Fi), l’album presentava un suono più decisamente rock rispetto ai precedenti e fu di fatto il lavoro che preparò la strada a molti dei cambiamenti che avrebbero poi permesso ai quattro di sfondare.Canzone dal testo straordinario che non a caso è stato ripreso più e più volte (anche nel titolo di un episodio di Grey’s Anatomy e nella celebre cover di Ligabue), It’s the End of the World As We Know It (And I Feel Fine) è una specie di versione moderna della famosa Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan e nacque come evoluzione da una canzone molto simile per tempo e ritmica, a quel tempo intitolata PSA e pubblicata molti anni dopo col titolo di Bad Day. Proprio questo testo, quasi un flusso di coscienza in cui emergono alcuni elementi ricorrenti (come le persone che hanno per iniziali le lettere L. e B., come Leonard Bernstein, Leonid Brežnev, Lenny Bruce e Lester Bangs), è probabilmente il più studiato tra le sempre criptiche composizioni di Michael Stipe.

Losing My Religion da Out of Time, 1991

E ora arriviamo ai pezzi forti, ai brani che hanno catapultato i R.E.M. sulla vetta delle classifiche e per i quali sono ancora oggi maggiormente ricordati. Losing My Religion è probabilmente il più celebre tra questi, primo singolo del disco Out of Time, il secondo pubblicato dalla band – nel 1991 – per la Warner Bros. Una canzone che nacque abbastanza casualmente, visto che il tema musicale fu scritto da Peter Buck mentre riascoltava alcune registrazioni casalinghe effettuate mentre strimpellava un mandolino appena comprato; una canzone anche spesso fraintesa, almeno a livello di testo.Il titolo e il videoclip diretto da Tarsem Singh, infatti, lasciano pensare che la canzone abbia un tema religioso, ma in realtà l’espressione losing my religion è un modo di dire tipico del sud degli Stati Uniti, ed equivale a “sto perdendo la pazienza”. Nelle intenzioni di Michael Stipe, infatti, il brano sarebbe una canzone sull’amore non corrisposto, ma c’è anche da dire che le liriche del frontman raramente risultano comprensibili senza una sua adeguata spiegazione. La canzone – che la Warner non voleva assolutamente lanciare come primo singolo e uscì solo grazie alle insistenze della band – divenne il maggior successo di sempre dei R.E.M., arrivando alla posizione numero 4 della classifica USA e venendo nominata da varie riviste come una delle migliori canzoni dell’anno, spesso appena dietro Smells Like Teen Spirit dei Nirvana.

Nightswimming da Automatic for the People, 1992

Concludiamo con una canzone tratta da quello che è probabilmente l’album più bello dei R.E.M., Automatic for the People: vari sono infatti i brani che avremmo potuto estrarre dal disco del 1992, come Everybody Hurts, Man on the Moon o Drive, ma alla fine abbiamo optato per una ballata romantica e malinconica come Nightswimming, che ci sembra completi bene il quadro su una band capace di passare dalla nostalgia all’aggressività, dalla delusione al romanticismo (mai troppo melenso) nello spazio di poche note.La canzone nacque da un riff suonato al pianoforte dal bassista Mike Mills durante le sessioni di registrazione di Out of Time, un riff che attrasse l’attenzione di Michael Stipe, che decise di accompagnarlo con un testo carico di rimpianto che ricorda un’epoca giovanile in cui si andava a nuotare nudi di notte assieme agli amici. La canzone ha una struttura piuttosto semplice ma allo stesso tempo suggestivo: nella prima parte la voce di Stipe è accompagnata solo dal piano di Mills; poi si introducono un oboe – suonato da Deborah Workman – e degli archi, secondo un arrangiamento scritto da John Paul Jones, l’ex bassista dei Led Zeppelin.

U2

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Gli U2 sono un gruppo musicale rock irlandese formatosi a Dublino nel 1976. Il gruppo è composto da Paul David Hewson, in arte Bono (cantante), David Howell Evans in arte The Edge (chitarrista), Adam Clayton (bassista) e Larry Mullen Jr. (batterista).Nella loro carriera hanno venduto più di 170 milioni di dischi e ricevuto il maggior numero di Grammy Award per un gruppo, con 22 premi.Nel 2005, appena raggiunto il termine minimo dei 25 anni di carriera, sono stati introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame.Fin dagli esordi, gli U2 si sono occupati della questione irlandese e del rispetto per i diritti civili, improntando su questi temi anche buona parte della loro attività artistica. Inoltre gli U2 sono tra i pochi gruppi internazionali a potersi vantare di aver sempre mantenuto la propria formazione originale.Secondo una statistica pubblicata dalla rivista Billboard, gli U2 – nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2009 – sono la seconda band che ha incassato di più con una stima di 736 milioni di dollari,(dietro solo ai Rolling Stones) nonché l’unica ad aver ottenuto tutti i concerti “sold-out”, sempre nello stesso arco di tempo.[Secondo la lista “Money makers” pubblicata dalla stessa rivista Billboard, gli U2 sono anche la band che nel 2009 ha ottenuto più guadagni tra vendite dell’album e i biglietti dei concerti. La band irlandese infatti, con 109 milioni di dollari guadagnati, ha quasi doppiato Bruce Springsteen che si attesta al secondo posto.Anche la relazione annuale del 2010 di Forbes relativa ai guadagni dei musicisti di maggior fama li pone al primo posto, attribuendo loro incassi lordi complessivi per 311 milioni di dollari nel solo 2009.

L’IMPEGNO ;Oltre alla musica la band di Dublino è sempre stata impegnata politicamente e socialmente. Soprattutto il leader Bono: campagne contro il debito dei Paesi africani, dichiarazioni contro la guerra e concerti per beneficienza.

CURIOSITA’.

  1. «Cercasi musicisti»: L’avviso messo sulla bacheca della scuola.

La loro storia ha un inizio semplice, comune a migliaia di band. Il 25 settembre Larry Mullen jr. mette un avviso nella bacheca della sua scuola, la prima non confessionale d’Irlanda: «Cercasi musicisti per fondare band». Rispondono Dave Evans, poi The Edge, Adam Clayton, bassista, e Paul Hewson, cantante, ribattezzato Bono Vox, omaggio a un negozio di apparecchi acustici di una via del centro di Dublino. I quattro sono giovanissimi: Mullen ha 14 anni, The Edge 15, Clayton e Bono 16. Cominciano sotto il nome di Feedback, poi Hype e infine U2, dal nome di un tipo di aerei spia americani della Seconda guerra mondiale.

  1. I will follow: la prima canzone di Bono è dedicata alla madre.

La svolta per il Bono scrittore è la canzone I will follow, scritta dopo la morte della madre nel 1974. Registrata due settimane prima dell’uscita nel 1980 di Boy è scritta dal punto di vista della madre e parla dell’eternità dell’amore di una madre verso il figlio. È una delle canzoni a cui Bono è più legato e l’unica a essere stata eseguita live in tutti i tour della band.

  1. The Edge: il chitarrista è una delle chiavi del successo degli U2.

Oltre alla voce di Bono, la chitarra di The Edge è uno dei motivi del successo degli U2. Lo stile graffiante del chitarrista ha fatto scuola con i suoi riff semplici, diretti, fatti di poche note, ma incisive. Esemplare l’intro di Where the streets have no name: poche note ripetute velocemente in un riff ipnotico che arriva diretto all’ascoltatore. The Edge si diletta anche nel canto, facendo spesso i cori nelle canzoni sia in studio che durante i live.

  1. Pride (in the name of love): dedicata al reverendo Martin Luther King.

È forse la canzone più famosa del gruppo: la parte vocale cantata da Bono con enfasi e trasporto si fonde perfettamente con il memorabile fraseggio chitarristico di The Edge. È una commossa dedica a Martin Luther King, insieme a MLK, traccia conclusiva di The unforgettable fire. Bono l’ha scritta dopo aver visitato a Chicago la mostra commemorativa sul reverendo afroamericano.

  1. Il cappello: 1.700 euro di biglietto aereo e taxi per averlo con sé

Uno degli aneddoti più curiosi su Bono riguarda il suo cappello. Secondo la leggenda Bono, dopo aver dimenticato a Londra il suo cappello preferito, se lo è fatto spedire pagando al suo copricapo un biglietto aereo di prima classe e il taxi dall’aeroporto all’albergo, per un totale di 1.700 euro. Tutto questo per non suonare senza il suo cappello preferito.

  1. L’amicizia con Mandela e le critiche di Ozzy Osbourne

Da sempre attivo nel sociale, Bono è stato spesso accusato di ipocrisia, di essere uno che predica bene e razzola male. Tra questi critici ce n’è uno celebre, Ozzy Osbourne, leader dei Black Sabbath, che dopo la morte di Nelson Mandela nel 2013 ha dichiarato: «Non mi immischio con la politica, lascio che sia Bono a farlo», ha spiegato.

  1. Fuga dal fisco: la band sposta il patrimonio in un paradiso fiscale

Bono e compagni hanno avuto qualche problema con il fisco irlandese. La controversia è nata nel 2006 quando il gruppo ha spostato il suo patrimonio multimilionario nel paradiso off-shore delle Antille Olandesi. A stupire non è tanto la scelta, quanto l’incoerenza rispetto alle dichiarazioni fatte da Bono contro le politiche liberiste del governo irlandese.

  1. La sperimentazione di Achtung baby

Nel 1991 Bono e compagni abbandonano il rock immediato e chitarristico che li aveva resi famosi. La produzione del disco è affidata a due guru: Daniel Lanois, già collaboratore della band, spalleggiato dal genio Brain Eno. Gli U2 registrano presso gli Hansa Studius, i celebri studi nei quali David Bowie ha registrato, sempre con Eno, la sua trilogia berlinese. Se Eno è il ‘quinto’ U2, il fotografo Anton Corbijn fa il ‘sesto’ firmando la copertina-collage, costruita sulle immagini di un viaggio a Santa Cruz e in Marocco. Gli U2, da qui in poi, non sono più semplici musicisti, ma una macchina artistica a 360° con grande attenzione per l’immagine, la fotografia e le grafiche.

  1. Songs of innocence: il disco apparso magicamente su Itunes

Il 9 settembre 2014 tutti gli utenti di Itunes, il programma per sentire la musica di Apple, si sono ritrovati nella libreria un album nuovo, che non avevano né comprato né chiesto: era Songs of innocence degli U2, presentato lo stesso giorno da Bono e soci insieme a Tim Cook durante l’evento per promuovere l’Apple Watch. Il ‘regalo’, frutto di un accordo multimilionario con la società di Cupertino, non è andato a genio a tutti: molti hanno chiesto la rimozione dell’album a Apple e hanno contestato la scelta di marketing degli U2 di imporre l’album agli ascoltatori.

  1. Peter Rowen: il bambino che appare sulle cover di Boy e War

In due dischi gli U2 hanno usato le foto del fratello di un loro amico come cover. Il ragazzino innocente sulla copertina di Boy è Peter Rowen, fratello minore di Guggi dei Virgin Prunes, gruppo post punk tra i preferiti di Bono a inizio carriera. Nella foto usata è il simbolo dell’infanzia e dell’innocenza. Tre anni dopo, sulla copertina di War, sarà il simbolo della ribellione.

SIGNIFICATO NOME:

U2: ci sono diverse interpretazioni per l’origine del nome; la più comune è che significhi “you too” ovvero “anche tu” per sottolineare il ruolo del pubblico nell’esperienza musicale del gruppo. Un’altra ipotesi: sarebbe il nome di un modulo per l’iscrizione alle liste di collocamento in Irlanda.Sembra però che il nome sia stato suggerito dal cantante dei The Radiators Steve Averill, ispirato al celebre aereo spia americano degli anni ’60. La band si chiamava precedentemente Feedback e pare che, indecisi se mantenere il vecchio nome o abbracciare il nuovo, il gruppo abbia rimesso la scelta al pubblico di un proprio concerto per alzata di mano.

I BRANI MIGLIORI:

  1. New Years’ day
  2. Sunday Bloody Sunday
  3. Pride
  4. With Or Without You
  5. Where The Streets Have No Name
  6. One
  7. Beautiful Day
  8. Vertigo
  9. City Of Blinding Lights
  10. Every Breaking Wave

THE DOORS

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Doors sono stati un gruppo musicale rock statunitense, fondato nel 1965 da Jim Morrison (cantante), Ray Manzarek (tastierista), Robby Krieger (chitarrista) e John Densmore (batterista), e scioltosi definitivamente nel 1973, due anni dopo la morte di Jim Morrison (avvenuta il 3 luglio del 1971).Sono considerati uno dei gruppi più influenti e controversi nella storia della musica, alla quale hanno unito con successo elementi blues, psichedelia e jazz. Molti dei loro brani, sono considerati dei classici e sono stati reinterpretati da numerosi artisti delle generazioni successive. I Doors hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo.

CURIOSITA’:

Nel 2015 i Doors avrebbero compiuto i loro 50 anni di carriera. In occasione di questo simbolico anniversario, siete proprio sicuri di conoscere tutto su di loro? Ecco 12 curiosità poco note sulla band che un fan dei Doors dovrebbe assolutamente conoscere!

1.Jim Morrison nudo, grazia postuma per il cantante

Jim Morrison è sicuramente il simbolo del rock, punto di riferimento di una rivoluzione culturale iniziata nel 1968. Fu leader carismatico della band The Doors, con cui ha venduto milioni di dischi prima di morire e diventare il mito che tutti conoscono.Considerato un poeta maledetto, la sua vita fu distrutta dall’alcol e dalla droga e secondo le testimonianze fu proprio un’overdose a fermargli il cuore nel 1971. Il cantante è tornato agli onori della cronaca per una ‘grazia ricevuta‘. Sulla sua testa pendeva da oltre 40 anni una ordine di arresto per esibizionismo. Infatti, il 1 marzo 1969, durante un concerto al Dinner key di Miama, si spogliò nudo davanti al pubblico e in quell’occasione fu arrestato e rilasciato su cauzione.I membri del gruppo hanno sempre difeso il loro leader, ammettendo che forse il cantante era salito sul palco ubriaco ma non ricordavano quello che era poi accaduto. Nel processo Morrison non si presentò in tribunale per l’appello e da allora il processo è rimasto sospeso anche dopo la sua morte.Charlie Crist, il governatore della Florida, sostenuto dai fan, ha chiesto personalmente al Board of Executive Clemency, di cancellare la condanna ancora aperta. La Consulta dello Stato americano ha accettato questa richiesta e ha accordato la grazia ‘postuma’ a Jim Morrison, ora sepolto al Pere Lachaise di Parigi.

  1. Com’è morto veramente Jim Morrison?

“The End-Jim Morrison“. Si intitola così il libro-verità sulla morte di Jim Morrison destinato a far discutere. A scriverlo il giornalista e amico del “re lucertola“, Sam Bernett, che in un’intervista rilasciata al tabloid britannico “Mail Sunday” ha raccontato i retroscena di una drammatica notte parigina, quella tra il 2 ed il 3 luglio 1971, che vide definitivamente spegnersi la stella di Morrison.Secondo la ricostruzione operata da Bernett, Jim arrivò al “The Rock ‘n’ roll circus” intorno all’una di notte “non sembrava in grande forma” ricorda Bernett “Ci salutammo, poi si diresse al bar ed ordinò come al solito una bottiglia di Vodka. Quindi si mise alla ricerca della droga, comprando eroina da due spacciatori che lavoravano per Jean de Breteuil, un playboy francese e trafficante di droga“. Circa mezz’ora dopo arrivò la notizia che qualcuno, in bagno, si era sentito male. Bernett vide il corpo senza vita di Jim disteso sul pavimento. Ecco come la scena viene descritta nel libro: “L’estroverso cantante dei “Doors”, il ragazzo californiano affascinante e bello era ora un corpo inerte disteso in un bagno di un nightclub“. Bernett chiamò un dottore “il quale stabilì che apparentemente sembrava un decesso per arresto cardiaco, ma era chiaro che Morrison era stato ucciso da una dose letale di eroina“. Quindi l’intervento dei due spacciatori: “Ignorando la tesi del dottore, dissero che Jim era solo svenuto e si incaricarono di accompagnarlo a casa. Uscirono dalla porta di servizio e trasportarono il corpo nel suo appartamento di Rue Beautreillis“. Pochi minuti dopo la tragedia, un uomo legato al proprietario del locale, paul Pacini, si avvicinò a Bernett minacciandolo. “Noi non abbiamo visto nulla, né sentito niente. Bisogna tenere la bocca chiusa. Ok? È la migliore cosa per evitare uno scandalo“.Bernett nel 1971 aveva 26 anni “Oggi ho passato la sessantina e voglio liberarmi di questo peso“. Il lavoro di Bernett uscirà presto nelle librerie francesi, mentre, secondo il “Mail Sunday” le autorità locali stanno pensando di riaprire il caso, con una nuova indagine, 36 anni dopo la morte del front man.

  1. Il primo cartellone pubblicitario

I Doors sono stati la prima band della storia del rock a pubblicizzare il loro nuovo album su un cartellone pubblicitario. Jac Holzman ha scelto il Chateau Marmont, perché era uno dei luoghi preferito di Jim.

  1. Jim Morrison e Frank Sinatra hanno utilizzato lostesso microfono

Jim Morrison ha utilizzato per registrare Strange Days lo stesso tipo di microfono che Frank Sinatra ha usato per registrare alcuni dei suoi album. Secondo Jac Holzman, Jim era letteralmente fissato su questo fatto.

  1. Jim come Tarzan

Jim Morrison si è dondolato come Tarzan dalle corde dell’Aquarius Theater durante gli show che sono diventati parte di Absolutely Live. Il permesso è stato concesso nel momento in cui qualcuno ha detto “Io non lo farei.”

  1. Il primo video musicale di tutti i tempi

“Break On Through” è stato il primo video musicale della storia del rock. Elektra lo ha registrato per salvare i Doors dalla stanchezza di un tour promozionale troppo costoso; Jac Holzman, il fondatore, avrebbe poi realizzato “clip pop” per Nickelodeon, che si è evoluto in MTV.

  1. Jim l’imprenditore

Jim era il principale imprenditore dietro le quinte della boutique della fidanzata Pamela Courson, Themis, che si trovava su La Cienega Boulevard. La Hiway Productions, la società di produzione cinematografica di Jim, ha avuto lì anche un ufficio.

  1. Sui pantaloni di Jim

I pantaloni di pelle di Jim Morrison non avevano bottoni.

  1. Dove l’ho visto prima?

Jerry Scheff, il bassista di “Been Down So Long” di LA Woman ha anche suonato nella band di Elvis Presley.

  1. Una breve lezione di storia firmata Jim Morrison

“Horse Latitudes” di Strange Days è stata scritta sui problemi che l’Armada spagnola ha affrontato quando ha dovuto traghettare i cavalli nel nuovo mondo. Le loro navi rimasero bloccate, in una zona di bassa pressione, vento debole e mare calmo. Jim Morrison ha detto che la canzone riguardava il momento in cui i soldati hanno gettato i loro cavalli fuori bordo per consentire alle navi di proseguire.

  1. Incidente?

Jim ha ammesso, nella sua testimonianza sull’incidente di Miami, che era “lievemente” geloso della capacità di Robby di suonare la chitarra, e per questo si è avvicinato ad esso sul palco di Miami per vedere come si muovevano le sue dita.

  1. Uno strano tour

Dopo l’uscita di Other Voices e Full Circle, i Doors hanno preso in considerazione un tour con Iggy Pop o Joe Cocker come cantante.

SIGNIFICATO NOME:

THE DOORS: Jim Morrison prese spunto da una poesia di William Blake che diceva “if the doors of perception are cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite” (se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all’uomo come realmente è: infinita). Venne anche influenzato da un libro di Aldous Huxley sulle sue esperienze con la droga chiamato appunto “The Doors of Perception” (le porte della percezione).

I BRANI MIGLIORI:

  1. ‘Light My Fire’ da The Doors (1967)

Fin dalla sua apertura e per ben sette minuti, ‘Light My Fire’ riassume alla perfezione quasi tutto ciò che c’è da sapere sui Doors. E’ seducente, un po’ troppo lunga, un po’ troppo pretenziosa e assolutamente brillante. La canzone è un simbolo perfetto di quel periodo ed è decisamente attuale. Non esiste qualcuno al mondo che non la conosce, nemmeno tra i fan di Justin Bieber.

  1. ‘The End’ da The Doors (1967)

Non c’è da stupirsi se Francis Ford Coppola ha scelto ‘The End’ come colonna sonora di Apocalipse Now. The End è la perfezione improvvisata, cresciuta ed esplosa mentre il gruppo la stava creando, affinandone l’esecuzione durante i suoi concerti notturni di Los Angeles.

  1. ‘Break on Through (To the Other Side)’ da The Doors (1967)

‘Break on Through’ è stato il primo grande successo dei Doors, quello che permise al mondo di capire di che pasta erano fatti. Un blues proteso verso l’hard rock, ma anche fortemente intriso di furore punk, quando ancora il punk doveva partorire i suoi più grandi esponenti. E’ qui che i riff elastici di Manzarek con la tastiera, le schitarrate penetranti di Krieger, la batteria coinvolgente di John Densmore e i testi controversi ma seducenti di Jim Morrison hanno cominciato a scrivere la storia.

  1. ‘L.A. Woman’ da ‘L.A. Woman’ (1971)

La title track dell’ultimo album dei Doors fu un vero tour de force per Jim Morrison, che morì tre mesi dopo l’uscita del disco. Il verso relativo a “Mr. Mojo Risin”, l’anagramma del suo nome, è ripetitivo ma efficace. E’ una performance straordinariamente efficiente che mette in luce uno dei migliori album del gruppo

  1. ‘The Crystal Ship’ da ‘The Doors’ (1967)

‘The Crystal Ship’ narra la fine di un amore ed è ispirata alla storia che il cantante Jim Morrison ebbe con Mary Werbelo. Il brano è particolarmente bello anche grazie alle improvvisazioni di Ray Manzarek e di Robby Krieger. Secondo John Densmore, co-autore della canzone, “Jim scrisse The Crystal Ship per Mary Werbelo nel 1964, una ragazza con cui si stava per lasciare, la canzone si trovava nel suo famoso quaderno di poesie che aveva quando ci formammo. […] Era una canzone d’addio per un amore che stava per finire.”

  1. ‘Love Me Two Times’ da ‘Strange Days’ (1967)

‘Love Me Two Times’, pubblicata nel secondo album della band, è un vero e proprio ponte di collegamento con il primo disco The Doors. Da apprezzare poi la straordinaria capacità di Manzarek di plasmare il suono del clavicembalo armonizzandolo con quello degli altri strumenti più tipici della musica rock

  1. ‘Touch Me’ da ‘The Soft Parade’ (1969)

Se ‘Hello, I Love You’, in nona posizione in questa Top Ten di canzoni dei The Doors, è una canzone che parla d’amore, allora ‘Touch Me’ è interamente dedicata al sesso. Scritto dal chitarrista Robby Krieger, il brano venne proposto dal vivo alla trasmissione della CBS Smothers Brothers Comedy Hour nel dicembre 1968 con l’accompagnamento di un’orchestra e di una sezione di strumenti a fiato.

  1. ‘People Are Strange’ da ‘Strange Days’ (1967)

Il secondo album dei Doors, Strange Days, è un disco musicalmente più ricco di quello del loro debutto. L’atmosfera carnevalesca si estende in tutte le canzoni portando a galla l’idealismo e la nostalgia degli hippy dei tardi anni ’60. ‘People Are Strange’ è un vero e proprio manifesto per quella tipologia di persone che vive alienata combattendo la maggioranza.

  1. ‘Hello, I Love You’ da ‘Waiting for the Sun’ (1968)

‘Hello, I Love You’ è fondamentalmente una canzone d’amore costruita intorno a un riff suonato dal tastierista Ray Manzarek e arricchita dalle schitarrate di Robby Krieger. E’ una delle canzoni più semplici dei Doors. Gli ultimi tre versi furono scritti da Jim Morrison nel 1965, quando viveva a Venice Beach, e sono riferiti a una bellissima ragazza di colore.

  1. ‘Roadhouse Blues’ da ‘Morrison Hotel’ (1970)

Il brano di apertura del quinto album dei The Doors ha radici blues, e non fu un grande successo quando uscì come Lato B di ‘You Make Me Real’. Con il tempo ‘Roadhouse Blues’ è diventata una delle canzoni più popolari dei The Doors ed è stata una delle colonne portanti dei concerti del gruppo. Una curiosità: quando Jim Morrison grida “Do it, Lonnie, do it!”, si rivolge a Lonnie Mark, colui che registrava le parti di basso delle canzoni; si tratta di un invito a darci dentro prima che subentri l’assolo ed è stato poi lasciato inciso nella traccia.

EAGLES

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Gli Eagles sono stati un gruppo musicale rock statunitense proveniente da Los Angeles, formato nel 1971 originariamente da 4 componenti: Glenn Frey, Don Henley, Bernie Leadon e Randy Meisner; dopo vari cambiamenti di formazione e una lunga pausa dal 1980 al 1994, il gruppo si è sciolto nel marzo 2016, a causa della morte di Glenn Frey, avvenuta due mesi prima. Il loro disco Their Greatest Hits (1971-1975) ha venduto oltre 42 milioni di copie nel mondo di cui 29 milioni solo negli Stati Uniti. Il loro album di maggior successo è Hotel California.

CURIOSITA’:

gli Eagles non furono presenti alla cerimonia di consegna dei premi perché Don Henley non credeva nelle gare.Don Felder, che compare nei credits della canzone Hotel California per aver composto la musica ha raccontato nel suo libro, Heaven and Hell: My Life in The Eagles, che la melodia di Hotel California è nata mentre si trovava in spiaggia con la sua chitarra

Hotel California ha almeno 26 cover, tra cui figurano quelle di Nancy Sinatra e Marilyn Manson.

Gli Eagles hanno dovuto registrare Hotel California tre volte. Non tanto per via di difficoltà tecniche, ma perché Henley riuscisse a trovare la giusta intonazione. Hotel Califonia, infatti, è cantata in si minore.

Il brano che dà il nome all’intero album, “Hotel California”, è una ballata che compare all’inizio e alla fine del disco. Le premesse di questo brano sono straordinarie, si intuisce subito da come esordisce che si tratta di un gran bel pezzo, di quelli che restano impressi nella memoria per sempre. Dopo i primi accordi di chitarra arriva la batteria, a scandire il ritmo in maniera impeccabile. Subito chi ascolta viene catapultato nelle immense distese del West Coast americano: è da questi ambienti, infatti, che gli Eagles traggono ispirazione per comporre i loro capolavori musicali.

Il rock stile country del gruppo, pur essendo americano a tutti gli effetti, è stato molto apprezzato anche all’estero. Agli Eagles deve riconoscersi, oltre ad una tecnica ammirevole, anche una spiccata originalità. Basta ascoltare con attenzione il singolo “Hotel California”, con il suo lungo assolo di chitarra elettrica alla fine del pezzo, per capire che siamo di fronte ad un gruppo che ha segnato la storia musicale negli anni Settanta.

Circa il testo della canzone che dà il nome all’album, esistono diverse interpretazioni. Per alcuni “Hotel California” si riferisce ad un hotel di San Francisco che viene trasformato in una chiesa dedicata a Satana, per altri invece l’Hotel California di cui si parla nella canzone è in realtà il manicomio di Carminio, che si trova in California. Gli Eagles, intanto, non sono mai intervenuti a confermare l’una o l’altra teoria.

Il testo della canzone parla di un viaggiatore che si ferma per riposare in un hotel, appunto l’Hotel California, che dapprima appare bellissimo ed invitante, poi si trasforma in un posto terrificante. La canzone affronta, in maniera oscura e metaforica, il tema della fugacità del sogno americano,oppure è (come gli Eagles stessi dichiararono) una metafora sulla dipendenza dagli stupefacenti (visto che in quel periodo i componenti del gruppo avevano problemi con le droghe e l’alcol). Il testo della canzone, esaminato da alcuni critici musicali, par che contenga riferimenti al Diavolo ed abbia quindi un contenuto satanico, ma potrebbe trattarsi solo di interpretazioni fantasiose diffuse sul web.

Ecco i singoli contenuti nell’album “Hotel California”: “New Kid in town”, “Wasted time”, “Life in the Fast Lane”, “Wasted time (reprise)”, “Pretty Maids All in a Row”, “Victim of love”, “Try and love again”, “The last resort”. “New kid in town” è un brano lento e melodico, dominato dal suono delle chitarre elettriche. “Life in the fast Lane” è invece un brano rockeggiante che non entusiasma più di tanto. “Wasted Time” è un pezzo molto romantico, nel quale si armonizzano i suoni classici del piano e dell’orchestra di archi. I restanti brani che compongo l’album non sono niente di eccezionale, alcuni li hanno definiti un po’ banali.

“The last Resort”, in particolare, che comincia con un attacco del pianoforte che lo rende interessante, per poi cadere in vocalizzi che ne condizionano negativamente l’esito. L’album “Hotel California” è rimasto per lungo tempo ai vertici delle classifiche, ed è inserito dalla rivista “Rolling Stones” tra i cinquecento album migliori di sempre.

SIGNIFICATO NOME:

EAGLES: originariamente chiamati “Teen King and the Emergencies” cambiarono il nome della band in Eagles (“aquile”) perchè amavano il suono della parola e perchè in questo modo sarebbero stati “allineati” alla band The Byrds (da birds ovvero “uccelli”) che ha avuto una grande influenza su di loro.

I BRANI MIGLIORI:

Desperado (Desperado, 1973)

La vita da fuorilegge, e quella da rockstar – eccessi, droghe e pistolettate – hanno un loro fascino e un loro senso, per un po’. Ma arriva un momento in cui “le cose che ti piacevano cominciano a far male”. “You better let somebody love you, before it’s too late”.
(Nella ripresa alla fine del disco, compare però un ripensamento: “maybe tomorrow”).

Doolin-Dalton (Desperado, 1973)

Tutti sanno dei fratelli Dalton, la gang di fuorilegge che ha legato il suo nome ai miti dell’epopea western (se non altro per la citazione dei personaggi nei fumetti di Lucky Luke). Meno noto è il nome di Bill Doolin, dapprima con i Dalton e poi in proprio con la sua gang, dal nome invece più noto: il Mucchio selvaggio.
Gli Eagles la scrissero con Jackson Browne.

Already gone (On the border, 1974)

Giro di chitarra superwestern e via con le motociclette sulla strada polverosa. Bella mia, mi dicono che vai in giro dicendo che sei stufa di me, ma sta’ bene a sentire, sai che c’è? Che io me ne sono già andato, e sai cosa? Mi piace anche parecchio. “Uh-uh-uuuh!”.E ricordati questo: quando guardi il cielo puoi anche pensare di vedere le stelle, ma non è detto che tu veda la luce (che poi, come si sa, avviene il contrario).

Ol’ 55 (On the border, 1974)

Lo sapete che è di Tom Waits, vero? E lo sapete che nella versione di Tom Waits è tutta un’altra cosa, vero? Bene, anche questa se la cava, comunque, mentre il sole cala nel selvaggio west.

Hotel California (Hotel California, 1976)

«Un reggae-rock spagnolo» lo definisce Glenn Frey. «Volevamo fare qualcosa che somigliasse a quello che facevano gli Steely Dan e inventarci qualcosa di cinematografico, con testi più originali». Beh, ci riuscirono, che diamine. Bumbum. La chitarra è tutto merito di Joe Walsh e il cielo gliene renda merito. Metafora di qualsiasi cosa: il successo, la droga, la follia. Somiglia assai a una precedente canzone dei Jethro Tull, “We used to know”. Per eventuali pellegrinaggi, l’hotel sulla copertina del disco è il Beverly Hills Hotel: 9641 Sunset Boulevard, Beverly Hills, California 90210.

Wasted time (Hotel California, 1976)

Le probabilità che vi innamoriate di una ragazza fanatica degli Eagles al giorno d’oggi sono realisticamente limitate. Ma hai visto mai, qui si svolge anche una funzione di servizio. E allora non arrivate al primo appuntamento senza sapere a memoria le parole esatte di “Wasted time”, e soprattutto, al primo litigio, ripresentatevi solo con un ramo di palma e sulle note di “Wasted time”. Possibilmente a cavallo.

I can’t tell you why (The long run, 1979)

La ballatona sentimentale degli Eagles. Loro litigano, e sono lì lì per lasciarsi ogni volta, ma poi restano. Non si sa come vada a finire, ma in fondo è un problema loro. O no?

BILLY IDOL

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Billy Idol, all’anagrafe William Michael Albert Broads (Stanmore, 30 novembre 1955), è un cantante britannico. Dapprima frontman della punk rock band Generation X, raggiunse grande notorietà durante la sua carriera solista negli anni ottanta, grazie a brani come White WeddingRebel Yell e Eyes Without a Face. Nel 1990 viene pubblicato “Charmed Life”, quarto album e quarto disco di Platino. Nello stesso anno il cantante inglese subisce un gravissimo incidente mentre scorazza con la sua amata moto, rischiando di perdere una gamba. Le lesioni causate dall’incidente lo costringono all’uso di un bastone, con il quale si presenta al pubblico nel tour mondiale che segue l’uscita del disco.

CURIOSITA’:

Nel 1990 viene pubblicato “Charmed Life”, quarto album e quarto disco di Platino. Nello stesso anno il cantante inglese subisce un gravissimo incidente mentre scorazza con la sua amata moto, rischiando di perdere una gamba. Le lesioni causate dall’incidente lo costringono all’uso di un bastone, con il quale si presenta al pubblico nel tour mondiale che segue l’uscita del disco.

Dopo una apparizione nel film “The Doors” (1990, di Oliver Stone), nel 1993 viene pubblicato “Cyberpunk”. Oltre ad un sound rinnovato e profondamente influenzato dalle tendenze Techno e Beat di quegli anni, Billy Idol sfoggia un look completamente sconvolto. La cresta bionda lascia il posto a treccine rasta, che Billy sfoggia nel video “Shangrila” e nel tour che segue l’uscita del disco. L’album comunque non ottiene successo e di Billy si perdono le tracce.

Nel 1994 viene ricoverato a Los Angeles in seguito a una overdose da cui si salva per miracolo. La strada per rimettersi in carreggiata è lunga e solo nel 2005, dopo aver ricucito la collaborazione con Steve Stevens, Billy pubblica “Devil’s Playground” sfoggiando, a 50 anni suonati, una grinta inaspettata. L’album e il successivo tour mondiale ottengono un buon successo, ridando popolarità all’ex ragazzino di Middlesex.

SIGNIFICATO NOME:

Prese il soprannome di Billy Idol da un episodio avvenuto in adolescenza: quando era a scuola, l’insegnante gli consegnò un compito che lui aveva sbagliato con sopra la scritta in caratteri cubitali “William is idle” (“William è un fannullone”). Da quel momento iniziò a farsi chiamare da tutti Billy Idol. Da notare che in inglese entrambi i termini si pronunciano alla stessa maniera (“aidol“), ma con la differenza che “idle” significa pigrooziososfaccendato, mentre “idol” si traduce con idolo.

I BRANI MIGLIORI:

1) Come On, Come On

2) White Wedding

3) Hot in the City

4) Dead on Arrival

5) Nobody’s Business

6) Love Calling

7) Hole in the Wall

8) Shooting Stars

9) It’s So Cruel

10) Dancing With Myself

KISS

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Kiss sono un gruppo hard rock statunitense, formatosi a New York nel 1973 per iniziativa di Gene Simmons e Paul Stanley. Hanno pubblicato l’ultimo disco in studio, Monster, il 5 ottobre 2012, a due anni di distanza dal loro ultimo disco di inediti, Sonic Boom. Al loro attivo hanno 24 dischi d’oro 10 dischi di platino e 2 multiplatino, nonché più di 130 milioni di copie dei loro album vendute complessivamente in tutto il mondo.

CURIOSITA’:

Il primo concerto del Reunion Tour si tenne nel Tiger Stadium di Detroit. Dopo meno di un´ora dalla prevendita dei biglietti i KISS fecero il tutto esaurito in questo stadio da 50.000 posti !

Nel 1978 fu pubblicato un fumetto della Marvel dedicato ai KISS.Paul,Gene,Ace e Peter andarono a Buffalo nella tipografia della Marvel ad aggiungere il loro sangue all´inchiostro che serviva per il fumetto.

KISS: Paul Stanley è sordo da un orecchio

Paul Stanley dei KISS ha recentemente rivelato, durante un’intervista televisiva, di essere sordo dalla nascita nel suo orecchio destro: “Sono nato senza condotto uditivo, non c’è mai stato modo per i suoni di giungere all’interno dell’orecchio. Ora ho un apparecchio acustico che mi rende possibile sentire normalmente. E’ un po’ strano per me, ma mi rende consapevole di quello che la gente prova quando va ai concerti o ascolta la musica con le cuffie.Qualunque suono sopra gli 85 decibel può causare una perdita dell’udito; un concerto rock di solito è ad almeno 105 decibel. Penso non ci si possa sottoporre a quel volume per più di 4 minuti senza avere una perdita dell’udito”.

LA LINGUA DI GENE SIMMONS

La famosa lingua di Gene Simmons, cantante e bassista dei Kiss, sarebbe in realtà una lingua di vacca impiantata chirurgicamente! In realtà quella lingua sproporzionata è proprio sua e non è mai stata alterata in alcun modo. Nella sua autobiografia Gene rivela di essersi reso conto sin da bambino di questa strana caratteristica che crescendo ha scoperto poteva essere motivo di curiosità per l’altro sesso.

SIGNIFICATO NOME:

KISS: secondo Paul Stanley (chitarrista), il nome kiss (“bacio”) suonava pericoloso (kiss of death – bacio della morte) e sexy allo stesso tempo. I KISS hanno negato le voci che indicavano l’origine del nome come “Kids In Service of Satan” (“bambini al servizio di Satana”) oppure “Keep It Simple Stupid” (“falla semplice, stupido”).”

BRANI MIGLIORI:

DETROIT ROCK CITY (1976)

Brano d’apertura di Destroyer, uno degli album più famosi dei Kiss inserito nella lista dei 500 album più importanti del rock della rivista Rolling Stone.

I WAS MADE FOR LOVIN’ YOU (1979)

Anche se non conoscete i Kiss, avrete di sicuro ascoltato almeno una volta questa hit assoluta, che apre il disco Dynasty. Il rock si tinge di dance in un tentativo che da sempre divide i fan.

ROCK & ROLL ALL NITE (1975)

La canzone che chiude il terzo album dei Kiss, intitolato Dressed to Kill. Poco meno di tre minuti di puro rock che, ancora oggi, è uno degli inni più famosi di Simmons e soci.

SHOUT IT OUT LOUD (1976)

Ancora una perla da Destroyer, canzone fissa nei concerti della band fin dagli anni ’70, inclusa poi anche nel videogioco Guitar Hero 5.

I LOVE IT LOUD (1982)

Facciamo un salto negli anni ’80, con Creatures of the Night, ultimo album prodotto dalla Casablanca Records. Ace Frehley non c’è più, sostituito da Vinnie Vincent, ma il rock è quello dei tempi migliori.

BETH (1976)

Una ballata nella lista delle migliori canzoni dei Kiss? Sì, perché nel corso degli anni la band ha saputo esplorare anche il suo lato più soft. Beth, composta dal batterista Peter Criss, resta ancora oggi la più bella.

GOD OF THUNDER (1976)

L’ennesima canzone tratta da Destroyer di fatto indica questo come l’album più bello della discografia dei Kiss. Introdotto in sede live dal magnetico basso di Simmons, questo è uno degli anthem assoluti dei Kiss anni ’70.

STRUTTER (1974)

La prima canzone mai pubblicata dai Kiss come band, opener dell’album omonimo del 1974. Strutter, come quasi tutti i brani del disco, è stato composto da Simmons o Stanley quando ancora militavano nei Wicked Lester.

LOVE GUN (1977)

Canzone che dà il titolo al sesto album dei Kiss, uscito nel 1977, secondo a raggiungere lo status di disco di platino dopo Destroyer. Si tratta dell’ultimo album in cui suonano tutti i quattro componenti originari in tutte le tracce.

FOREVER (1989)

Ballata tratta dall’album Hot in the Shade del 1989. Forever presenta diversi motivi di interesse: è stata composta da Paul Stanley insieme al cantante Michael Bolton ed è anche uno degli ultimi video in cui i Kiss si presentano senza trucco dal 1983.

THE SMITHS

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Gli Smiths sono stati un gruppo alternative rock inglese, formatosi a Manchester nel 1982. La band, formata da Morrissey (voce), Johnny Marr (chitarra), Andy Rourke (basso) e Mike Joyce (batteria), si costituì a Manchester nel 1982. Raggiunta la popolarità negli anni ottanta, divenne ben presto una delle più importanti band alternative rock emerse nella scena indie del periodo ed ebbe grande influenza nello sviluppo della musica rock degli anni successivi, tanto da essere indicata come “il gruppo di guitar pop che ha avuto maggiore influenza nel decennio”. Nel 2002 un sondaggio condotto dalla rivista New Musical Express ha decretato gli Smiths la “band più influente di tutti i tempi”.

La band si sciolse nel 1987. In seguito Morrissey e Marr hanno intrapreso entrambi la carriera di solista.

CURIOSITA’:

  1. LA COPERTINA

Una volta, quando ancora i dischi si comperavano, molto spesso in vinile, il primo impatto serio era quello con la copertina. Misteriosa come quella del primo album omonimo degli Smiths, per esempio, che raffigurava un giovane Joe Dalessandro, star della Factory warholiana e attore in parecchi suoi film. Quello da cui è tratto questo fermo immagine si chiama Flesh, prodotto da Warhol nel 1968 ma diretto dal suo regista di fiducia, il cui nome è Paul… Morrissey. Bella coincidenza, no?

  1. GLI OMICIDI DEI MOORS

Il caso degli omicidi dei Moors – le colline che si trovano fuori Manchester – è uno dei più efferati della storia recente britannica e i protagonisti, i serial killer Ian Brady e Myra Hindley, sono un argomento quasi tabù. I due, alla metà degli anni Sessanta, rapirono, uccisero e seppellirono, proprio sui Moors, cinque giovani vittime, prima di venire catturati dalla polizia. Suffer Little Children, pezzo di chiusura del disco, è un sentito omaggio di Morrissey alle vittime di quei crimini, ma scatenò all’epoca sentimenti contrastanti, prima che il cantante spiegasse senza mezzi termini la sua posizione a riguardo…

  1. IL PRODUTTORE

The Smiths, oltre che dei quattro musicisti, è anche merito del produttore John Porter, produttore di tutti i pezzi a parte il singolo Hand In Glove, opera della band stessa. La prima scelta, però, fu quella di coinvolgere l’ex chitarrista dei Teardrop Explodes, Troy Tate, ma le session non furono giudicate soddisfacenti e quindi abbandonate.

  1. HAND IN GLOVE

Proprio questo brano, singolo di successo per Moz e compagni, fu in seguito reinterpretato dalla band stessa con Sandie Shaw alla voce. La cantante scalza, come veniva definita per la sua abitudine a esibirsi senza scarpe in televisione, era uno degli idoli giovanili di Morrissey. Il pezzo, oltre che come singolo, lo trovate sull’album Hello Angel.

  1. CLASSIFICA

Oltre a essere diventato un grande successo nel corso di questi trent’anni, il debutto dei quattro di Manchester scalò immediatamente le classifiche finendo per posizionarsi al numero 2, ma senza mai arrivare sul gradino più alto, appannaggio dei Thompson Twins! La Rough Trade, etichetta indipendente che ha pubblicato tutti i dischi della band, ha spesso ricordato come il mancato numero uno fosse da addebitare alla lentezza con cui furono stampate le audiocassette, con conseguente preclusione di un’ampia (all’epoca) fetta di mercato.

  1. «NON È UN GRAN DISCO»

Con queste parole Morrissey provò a lamentarsi durante un colloquio con il boss della Rough Trade Geoff Travis, ma fu un tentativo vano. L’album uscì senza ulteriori ritardi dopo essere costato la bellezza di 6000 sterline…

  1. JOHNNY MARR

Neppure l’altra metà compositiva del quartetto, Johnny Marr, pare essere così soddisfatta del lavoro svolto su questo album. Recentemente ha dichiarato: «Un disco d’esordio dovrebbe essere l’istantanea perfetta del suono di un gruppo e il nostro non lo fu. Mi piace, sia ben chiaro, ma non suonava come gli Smiths. Volevamo essere una band moderna e impressionare i nostri amici: almeno quello ci riuscì bene…».

  1. MUSICISTI

A parte i quattro membri del gruppo, ci sono due musicisti ospiti nelle tracce di questo disco. Alle tastiere Paul Carrack, poi membro di Mike & The Mechanics e alla voce Annalisa Jablonska – all’epoca accreditata come fidanzata di Morrissey – su Suffer Little Children e Pretty Girls Makes Graves. Proprio questo pezzo ha ispirato l’omonima band americana dark punk.

  1. WHAT DIFFERENCE DOES IT MAKE?

L’unico vero singolo estratto dall’album fu What Difference Does It Make? e arrivò al numero 12 delle classifiche inglesi. Morrissey ha spesso dichiarato di ritenerlo uno dei peggiori pezzi del gruppo, in virtù di un testo, parole sue, «abbastanza imbarazzante».

  1. THE SMITHS

Sebbene spesso si usi esordire con un album omonimo, gli Smiths restarono indecisi fino all’ultimo e pronti a usare The Hand That Rocks The Cradle come titolo per il disco. Resterà, invece, quello del pezzo che chiude la prima facciata.

SIGNIFICATO NOME:

Il nome The Smiths viene scelto, da Morrissey e Marr, in parte come reazione nei confronti dei nomi usati dalle band synthpop che spopolavano in quei primi anni ottanta, considerati troppo di fantasia e inutilmente pomposi ed anche perché, secondo lo stesso Morrissey “era il nome più comune ed era tempo che la gente comune del mondo mostrasse il proprio volto”.

IBRANI MIGLIORI: